Il ruolo culturale e sociale dei musei: Antonio Canova
Artista, diplomatico, storico e marchese di Ischia di Castro
Possagno, 2260 abitanti, un piccolo e grazioso paese della provincia di Treviso (TV), circondato dalle colline della Marca Trevigiana, a pochi chilometri dalla famosa città di Bassano del Grappa. Ischia di Castro, 2113 abitanti, località suggestiva in provincia di Viterbo (VT), una delle zone più belle dell’alto Lazio, tra il mare e il lago di Bolsena. Quale il filo rosso che lega i due borghi? L’inedito collegamento, reso ancora più singolare dalle abbreviazioni delle rispettive province, Treviso (TV) e Viterbo (VT), trova la sua ragione d’essere nel profondo legame con Antonio Canova, artista e Marchese di Ischia di Castro.
Nel gennaio 2023, nell’ambito delle celebrazioni dedicate al bicentenario della morte di Antonio Canova, il Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” ha allestito, presso le sue sale, una mostra fotografica, organizzata in collaborazione con il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno(TV), il Simulabo- Sistema Museale del Lago di Bolsena, il Comune di Ischia di Castro (VT) e la Regione Lazio.
La mostra, diventata permanente, comprende alcuni scatti dei gessi delle opere conservate presso il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, terra natale dell’artista, realizzati dal fotografo veneto Lino Zanesco. L’evento inaugurale, dal titolo “Antonio Canova e la sua arte”, ha visto la partecipazione della dottoressa Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno. É stata un’occasione preziosa per conoscere più da vicino l’artista, anche nella veste di diplomatico, grande protettore delle arti, restauratore ante litteram, oltre che massimo esponente del neoclassicismo in Italia.
L’eredità di Antonio Canova è immensa e non cessa di sorprendere. Fu innanzitutto un vero promoter di se stesso. Un genio che da semplice scalpellino diventò artista. Per perfezionare la propria arte e per approfondire una preparazione di carattere pratico, il giovane scultore veneto soggiornò a Roma (1779-80), tappa obbligata per qualsiasi artista che si accinga ad approfondire i temi dell’«antico», si dedicò allo studio dell’inglese e del francese, dei classici greci e latini, della mitologia greco-romana, stringendo inoltre numerose amicizie con le personalità artistiche e culturali più influenti del momento. Divenne così uno straordinario interprete del suo tempo, acuto e sensibile interprete del patrimonio culturale, considerato come il trait d’union tra il mondo antico e la sensibilità contemporanea, capace di imporre nuovi canoni estetici, modificando il modo di proteggere i beni culturali.
Nel 1800 fu ammesso nella prestigiosa Accademia di San Luca che, dieci anni dopo, lo insignì del titolo nobiliare di Principe, massima carica accademica. Dopo la nomina a Principe perpetuo, mai riservata a nessun altro dopo di lui, operò con straordinaria visione, trasformando il sistema didattico e dei concorsi, mettendo sullo stesso piano le tre classi della Pittura, della Scultura e dell’Architettura. Stimolò il mestiere dell’artista, rafforzò il potere accademico anche nel campo della tutela del patrimonio artistico e archeologico, promuovendo iniziative volte ad affermare il ruolo primario delle Belle Arti nella più ampia dinamica del vivere civile.
Alla fine del 1815, Antonio Canova ottenuta l’investitura di Papa Pio VII per il recupero delle centinaia di opere d’arte trafugate da Napoleone, ebbe l’occasione di cogliere da vicino il valore del Louvre, apprezzandone il concetto moderno che vedeva le opere come universali, fruibili e non chiuse.
Grazie a lui tornarono in Italia i quattro cavalli di San Marco, il Laocoonte, la Trasfigurazione di Raffaello. A lui era stato chiesto di recarsi a Londra per restaurare i marmi del Partenone, oggi al British Museum, cosa a cui si oppose: “Non ho il coraggio di usare martello e scalpello su tali opere”. Quando fu nominato Marchese di Ischia di Castro, titolo meritato per il ritorno delle opere in Italia, si dedicò in modo particolare alle nuove generazioni istituendo, presso l’Accademia di San Luca, due importanti concorsi (il concorso dell’Anonimo e il concorso Canova) rivolti a giovani artisti residenti a Roma, grazie anche agli ingenti finanziamenti ottenuti da Napoleone.
Nella frammentazione e nell’incertezza dei tempi in cui viviamo la collezione fotografica “Antonio Canova e la sua arte”, contribuisce a rivelare un orizzonte, oggi «inedito», verso cui orientare il nostro sguardo. Si tratta di quel concetto di bellezza che per Canova coincideva con l’esperienza umana del bello. L’attitudine che intreccia nell’anima umana l’attrazione verso il vissuto del reale, del finito e la nostalgia della perfezione, dell’infinito. La bellezza diventa così il segreto e la via verso la cura della propria interiorità, di quella “bellezza dentro”, dove il sereno dominio delle passioni supera l’umana fragilità.
Il progetto nato dalla collaborazione tra Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno e il Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro, rappresenta un esempio di come gli ambienti museali, possano trasformarsi da spazi esclusivamente di conservazione a luogo di crescita, di confronto, di scambio culturale, di apprendimento attivo, proprio attraverso sinergie proficue. Questa interconnessione è vitale e fondamentale per garantire che un museo mantenga rilevanza e significato nella società contemporanea, affermandosi tra i protagonisti dell’odierna trasformazione culturale e sociale.
Scriveva Philippe Daverio: “Il museo è un’entità pulsante, viva, che interagisce con la città e coglie le opportunità dell’arte e del grande pubblico. Altrimenti diventa un guardaroba dove, anziché appendere i vestiti, si appendono i quadri alle pareti”.
LINK UTILI
https://museoarcheologicoischiadicastro.it/mostra-antonio-canova-marchese-di-ischia-di-castro
https://accademiasanluca.it/accademia/storia-dell-accademia
