Rinasce “Il Popolo Veneto”, una voce per unire storia, attualità, idee e proposte
Abitiamo un mondo nel quale l’informazione si moltiplica in maniera esponenziale: le fonti di notizie, tanto d’attualità che di repertorio, si presentano ogni giorno in quantità enormi, rendendo sempre più ardua una selezione che non risulti casuale. Una tale sovrabbondanza, anziché diffondere una conoscenza profittevole, accresce e propaga soprattutto la confusione: rendendo difficile, da un lato, discernere il livello di attendibilità e utilità di una notizia o di un approfondimento, dall’altro soverchiando il lettore – che non può, naturalmente, disporre di tempo infinito, anzi semmai il contrario – esponendolo ad una molteplicità ramificata, stratificata e straniante di stimoli, proposte, richiami, distrazioni e ammiccamenti. Chi riesce a produrre più rumore ottiene le maggiori attenzioni, pur se magari effimere: il modello dell’informazione, insomma, è purtroppo raffigurato (non da oggi, ma oggi più che mai) dalla celebre immagine dell’“albero che cade”, a fronte della maestosa silenziosità con cui la foresta cresce.
Sono lontanissimi i tempi nei quali, per tenersi informati, si leggeva un quotidiano o una rivista selezionandoli tra poche decine, operando così una scelta consapevole. Oggi le possibili fonti sono centinaia o addirittura migliaia, s’inseguono e ricalcano, si contraddicono e smentiscono, peraltro con aggiornamenti continui e, come si dice, in tempo reale. Per altro verso, le indagini sulla lingua e sulla capacità di comprensione di un testo restituiscono risultati desolanti. È assodato come un cittadino di oggi conosca e utilizzi molti meno vocaboli di un suo coetaneo di pochi decenni fa, in un inarrestabile e rapido impoverimento che comporta, inevitabilmente, un parallelo depauperamento del pensiero: meno parole, termini e concetti si padroneggiano, più ci si trova penalizzati (o impossibilitati) nel comprendere il pensiero altrui e, cosa altrettanto grave, nel formularne uno personale e proprio che non sia semplificato, banale, stereotipo.
Tutto questo si riflette, in modo consequenziale, anche sulle capacità di lettura: una consistente parte della popolazione incontra difficoltà a comprendere un testo scritto che vada oltre la basilare struttura formata da soggetto, verbo e complemento. Se l’espressione si fa più articolata, se compaiono incisi e subordinate, quasi sempre prevalgono lo smarrimento, l’incomprensione, la fatica, con la conseguente rinuncia alla lettura. Se la maggior parte dei commenti ad un articolo, su internet, appare poco centrata o del tutto fuori tema, è perché spesso si dice la propria dopo aver letto appena il titolo o, tuttalpiù, le prime righe. Quella che un tempo era la maleducazione verbale di pochi, abituati a replicare senza ascoltare l’interlocutore, è divenuta la forma dominante nella comunicazione sul web, oltre che (ma questo sarebbe un ulteriore discorso) nei salotti televisivi.
Si aggiunga, a quanto detto, la volatilità della memoria, che porta moltissimi (giovani, ma non solo) ad ignorare del tutto fatti accaduti anche pochi anni fa, o persino attuali. Un tempo, la memoria era affidata agli archivi, allo studio, alla voce diretta dei testimoni: oggi, e lo si direbbe paradossale, internet rappresenta un archivio infinito di notizie, conoscenze, immagini potenzialmente accessibile a tutti, in ogni momento, e virtualmente incancellabile (si dice che quello che è pubblicato sul web, nel bene e nel male, lo è per sempre). Teoricamente, quindi, una fonte di memoria inesauribile: ma proprio la sterminata vastità, di cui dicevamo all’inizio, produce l’effetto contrario perché in questo spazio sconfinato, per trovare qualcosa, bisogna cercarlo (e volerlo e saperlo cercare). Lo si capisce, in modo del tutto evidente, anche da ciò che viene pubblicato nelle pagine dei social, facebook ad esempio. Quello che si è scritto viene notato nell’immediatezza della pubblicazione e chi desideri leggere un intervento pubblicato due giorni prima dovrà, necessariamente, andare a cercarlo, con volontà consapevole e abilità per farlo.
Se questo è il panorama, dar vita ad una nuova testata – sia pure erede d’una precedente, a sua volta ispirata ad un quotidiano storico (i lettori possono trovarne notizia nella sezione Il nostro progetto) può sembrare ambizioso, se non addirittura velleitario. Ci si va ad aggiungere, con la propria, ad una infinità di voci, dovendo trovare un proprio spazio nel contesto descritto. Oggi internet consente, a chiunque abbia un po’ d’iniziativa, di diffondere le proprie idee senza affrontare gli ostacoli – anche economici – costituiti, fino ad un paio di decenni addietro, dalla necessità di costituire un giornale cartaceo, una televisione o una radio: questo, come si è compreso, contiene in sé aspetti estremamente positivi e altri potenzialmente deleteri. Si tratta quindi di massimizzare i primi, sia come operatori dell’informazione sia come lettori, e minimizzare i secondi: lasciarsi scoraggiare o sopraffare dalle difficoltà dell’impresa sarebbe un errore.
Nessuno pensa di avere soluzioni alle odierne problematiche, né riteniamo di essere più bravi o capaci rispetto ad altri, né che il nostro giornale sia destinato a cambiare il mondo, neppure a quel livello locale da cui prendiamo avvio e in cui troviamo radici: radici che non hanno alcuna connotazione politica di parte, ed è bene precisarlo per prevenire ogni equivoco, ma facendo tesoro dei valori originari della Politica intesa come servizio ai cittadini. Proporre memoria e presente, approfondimenti storici e attualità, esperienza ed idee non sarà mai sbagliato, anche se inizialmente potrà sembrare una goccia nel mare, anzi nell’oceano. Come sempre in questi casi, saranno i lettori a valutare, affiancandoci nel nostro cammino. Noi, questo è certo, faremo del nostro meglio, con onestà e coscienza, forti di redattori e collaboratori di cui conosciamo la preparazione e nei quali riponiamo la nostra piena fiducia.