Marco Fabio Quintiliano e la scuola tra etica, conoscenza e capacità di scelta

I greci la chiamavano paideia. Nel I secolo dopo Cristo Marco Fabio Quintiliano, famoso oratore e maestro di eloquenza a Roma sotto la dinastia dei Flavi, dedicò ad essa i primi due dei dodici Libri delle sue Institutiones oratoriae. Quest’opera, dopo aver circolato in forma molto parziale e frammentaria durante tutto il Medioevo, nel 1416 fu ritrovata integra in un codice del monastero benedettino di San Gallo dall’umanista Poggio Bracciolini – al quale l’amico fiorentino Leonardo Bruni scrive che per merito suo Quintiliano, lacero e fatto a pezzi, ha recuperato tutte le sue membra: Quintilianus prius lacer atque discerptus cuncta membra per te recuperavit.

Di questo recupero fa parte anche l’idea che funzione precipua della scuola sia offrire modelli di comportamento morale e orientamento conoscitivo e insieme la capacità di scegliere fra essi. Per questo deve essere variata al massimo; per questo il primo dovere di ogni educatore (che non va confuso con chi fa della scuola la palestra dei propri esercizi o il palcoscenico delle proprie esibizioni o comunque la fonte di gratificazioni personali) è di introdurre i modelli e gli orientamenti che mancano, non perché debbano essere migliori ma perché hanno una necessaria funzione antinomica anche se sono peggiori. Perché la scuola non deve persuadere al bene (che peraltro è difficile stabilire dove stia), ma educare a cercarlo e riconoscerlo e questo può fare attraverso la distinzione e la differenziazione. Non può essere univoca nelle scelte e nei metodi né nei criteri di giudizio: neanche se fossero i migliori, perché verrebbe meno la sua funzione essenziale, che è quella di stabilire un confronto in modo che ne derivi un giudizio, non importa se sbagliato. Insegnare a giudicare attraverso il confrontoda un lato, coordinare i giudizi (e rivederli se non sono coerenti) dall’altro: questo metodo non può derivare che dalla variazione e magari opposizione dei contenuti. Fare diversamente da come fa la maggioranza o addirittura tutti gli altri – purché questa differenza sia evidente – in sede educativa è sempre altamente igienico.

In quella palestra di sperimentazioni spericolate e di riforme più o meno abortite che è ormai diventata la scuola; nel crescente allarmismo sempre più giustificato non foss’altro che dal fatto – non solo statisticamente accertato ma evidente – che da qualche decennio, soprattutto nei paesi più sviluppati, il generale quoziente di intelligenza sta costantemente calando; di fronte alla confusione e all’assillo delle infinite problematiche a cui i nostri ragazzi sono esposti senza alcun riguardo, avrei anch’io da avanzare una modesta proposta: mandiamoli a scuola da Marco Fabio Quintiliano.

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