Il divorzio, tra diritto e responsabilità

Alcune riflessioni ad oltre cinquant’anni dal referendum

In occasione del cinquantesimo anniversario del referendum sulla abrogazione del divorzio (12 maggio 1972) è stata pubblicata dal Sole 24 ore una interessante riflessione di Giuliano Amato, a suo tempo – e tuttora – convinto sostenitore del NO. Soprattutto per una ragione: perché col divorzio “si era aperta in Italia una nuova storia: una storia che si liberava delle vecchie regole e soprattutto delle vecchie gerarchie, in nome dell’assunzione, da parte di ciascuno, e ciascuna, della responsabilità della propria vita… una cosa bellissima. Bellissima, però, non perché ciascuno potesse ora realizzare ogni e qualsiasi desiderio senza più incontrare vincoli, ma perché per il futuro i conti li avremmo dovuti fare con la nostra coscienza, trovando in essa (e non in comandi altrui) i doveri, oltre che i diritti, la responsabilità, oltre che la libertà, le proprie scelte, certo, ma anche le regole etiche che devono governarle. Una società, insomma, di uomini e donne finalmente maturi”.

Diamo atto a Giuliano Amato dell’onestà intellettuale che dopo cinquant’anni lo costringe a chiedersi: “Ma è questa la società che abbiamo costruito?” e a riconoscere, pur non volendo cambiare idea sul divorzio, che non ha retto il presupposto di una società di uomini e donne finalmente maturi, su cui essa si fondava. Non ha retto, o meglio finora ha trovato tutt’altro che corrispondenza nella realtà. Perché è vero che libertà e responsabilità sono conquiste che si conseguono attraverso l’esercizio degli strumenti adeguati (in questo caso il divorzio). Ma quando si deve constatare che cinquant’anni di esercizio hanno portato invece più o meno alle conseguenze negative che sostenitori dell’abrogazione come Amintore Fanfani e Pierpaolo Pasolini avevano, da sponde opposte, previsto fin dall’inizio – cioè al risultato, ben lontano dalle intenzioni e dalle attese, “della società liquida in cui siamo caduti, e della egolatria che in essa ha preso il sopravvento” – allora bisognerà pur chiedersi cos’è che non ha funzionato: lo strumento? O quelli a cui è stato messo in mano?

In altre parole: dov’è l’errore? Siccome è impossibile dar ragione a Pasolini e a Fanfani, dovremo concludere che a sbagliare è stata la Storia?

Facile ironia – si dirà – di fronte a chi, pur non abbandonando le sue idee, onestamente riconosce che non hanno trovato riscontro adeguato nei fatti dai quali doveva venir dimostrata la loro validità. E a un certo punto Giuliano Amato spiega anche perché i fatti non hanno corrisposto alle attese: “Ciò in cui abbiamo fallito è stata la mancanza della diffusa tensione morale che avrebbe dovuto accompagnare il radicamento della nuova stagione”.

Mancanza della diffusa tensione morale: in parole povere significa forse che, a cominciare dai “partiti laici” – hanno messo a disposizione un nuovo strumento senza preoccuparsi di educare ad usarlo, sicché ognuno ha creduto bene di servirsene a piacer suo?

Teoricamente impeccabile ma, come la “tensione morale”, di problematica realizzazione pratica è anche l’ammonimento finale: “Una società libera” ci ha spiegato il grande filosofo e giurista tedesco Bockenforde “non può affidare alla coercizione giuridica quella regolazione delle libertà che in essa può venire solo dall’interno, a partire dalla sostanza morale dei singoli. Ma se così non sarà, non riuscirà a vivere. Ricordiamocene in questo anniversario”. 

Sia pure vero. Ma allora forse non sarebbe stato il caso di cominciare a ricordarsene cinquant’anni fa?

Ti potrebbero interessare anche questi articoli

Sempre meno lettori in un mondo ogni giorno più complesso

Sono ormai decenni che si ripetono gli allarmi sul declino della lettura, una tendenza che appare sempre più rapida, marcata e irreversibile. Il web è pieno di articoli che esaminano in dettaglio la situazione ed è pertanto inutile, qui, ribadire…Continua a leggere →

Adulti educati e grati: una riflessione sul tempo presente

L’invito a rivolgersi agli insegnanti con un pensiero grato e le riflessioni del direttore Stefano Valentini, pubblicate nell’editoriale dell’11 settembre scorso su Il Popolo Veneto, assumono un significato particolare alla luce della pubblicazione del documento Education at a Glance 2024 dell’Ocse. I…Continua a leggere →

La Marmolada, Regina delle Dolomiti

Sin da piccolo ho avuto la fortuna di conoscerla e ammirarla così straordinariamente perfetta in ogni suo particolare. Quando desidero viverla, non faccio altro che uscire dall’uscio del Museo della Guerra che gestisco al Passo Fedaia e alzare lo sguardo…Continua a leggere →

Prigionieri di guerra inglesi in Veneto: il campo di Ponte San Nicolò

Senza l’importante contributo di ricerca di Rogers Absolom, che raccolse il suo lavoro nel volume A strange Alliance (La strana alleanza), oggi non avremmo un quadro esauriente di un fenomeno così complesso e diffuso come l’assistenza data da molte famiglie…Continua a leggere →

L’impegno di Sebastiano Schiavon contro l’analfabetismo

Nel biennio 1911-1912 Sebastiano Schiavon si trasferisce a Firenze quale dirigente dell’Unione popolare e dalla città toscana comincia a girare il centro e nord Italia per aprire uffici del lavoro, casse rurali, cooperative agricole, fondare sindacati cattolici dei lavoratori della…Continua a leggere →