Le problematiche dei territori montani

Realizzare una “massa critica” propositiva, nella forma di un tavolo di concertazione permanente, per offrire soluzioni adeguate allo spopolamento

Nei territori montani fra le rappresentanze politiche, amministrative pubbliche, sociali, economiche e sindacali, si è ravvivata la discussione sulle sorti delle aree soprattutto dolomitiche. La forte e partecipata ripresa del confronto tra i soggetti istituzionali e le varie espressioni delle comunità locali, è l’inevitabile conseguenza, si può dire la naturale reazione, ad un chiaro disinteresse da parte di coloro che, invece, dovrebbero risolvere urgentemente i tanti problemi delle “terre alte” della regione Veneto.

Sono ormai da tempo conosciute e analizzate le cause che stanno determinando lo spopolamento e il conseguente invecchiamento delle popolazioni dolomitiche. Se vengono tagliati o ridimensionati i servizi sociosanitari, se non viene programmata una effettiva politica per l’occupazione giovanile, se il trasporto pubblico è in una situazione di preoccupante precarietà, se non vengono sostenute e incentivate le specificità produttive montane, se il turismo non trova innovazione e allargamento nell’offerta di qualità ambientale e culturale, se gli anziani sono considerati un peso e non invece come una straordinaria risorsa, l’isolamento del bellunese, l’andar via dei “montanari”, l’abbandono delle zone più lontane dai centri urbani, sono gli inevitabili processi dello spopolamento e della sofferenza per quei pochi che continueranno ad abitare le “terre alte”.

La gente di montagna non è mai stata su posizioni di vittimismo e tanto meno ha rivendicato assistenzialismo statale. Vuole essere considerata alla pari di tutte le altre comunità di questa nostra regione. Sostanzialmente avere le stesse opportunità nelle prestazioni sociali, negli aiuti nelle situazioni del bisogno: accedere a costi sostenibili ad una ospitalità protetta; ricevere una cura sanitaria in tempi certi; avere un accompagnamento protetto. Oggi sui versanti della sussidiarietà e della solidarietà verso i poveri, i non autosufficienti e i disabili, in prima fila, ci sono le organizzazioni del volontariato e le associazioni della promozione sociale (supportate dai Csv, i Centri di Servizio). Quel mondo del non profit, con il fondamentale impegno di centinaia di volontari, quotidianamente, risponde alle chiamate d’aiuto delle persone fragili o che vivono in solitudine. Il volontariato, proprio in quanto soggetto di sussidiarietà, non può essere l’unico riferimento per i diritti di welfare, che si riscontrano: nel trasporto sociale, nell’accompagnamento protetto, nella socializzazione culturale, nell’apprendimento permanente, nell’invecchiamento attivo, nei buoni stili di vita.

Per portare al centro dell’attenzione politica e dell’impegno governativo le soluzioni alle problematiche del bellunese, riprendendo alcune indicazioni presenti nel libro “Kill Heidi”, del compianto ex Presidente della Provincia di Belluno, Sergio Reolon, va velocemente costituito, dalla Regione Veneto, un tavolo permanente (una effettiva massa critica propositiva) al quale far partecipare Cgil, Cisl e Uil, Camere di Commercio, Centri di Servizio e le forze economiche, politiche, sociali e istituzionali, per concertare insieme le soluzioni da dare alle urgenti necessità delle “terre alte”.

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