Umanizzare il settore sociosanitario veneto

Migliorare prevenzione, cura e riabilitazione in una società che diviene sempre più anziana: una proposta programmatica

Il far emergere, con atteggiamenti costruttivi, alcune criticità (senza enfatizzarle eccessivamente) presenti nel sistema sociosanitario veneto, in particolare in alcune realtà territoriali, come le zone di montagna, la laguna veneta e l’area vasta del Polesine, dove maggiori sono le difficoltà di mobilità delle persone, può essere un’opportunità positiva per dare la possibilità ai soggetti istituzionali della politica e della gestione (Giunta Regionale e Direttori Generali delle Aziende Ospedaliere e delle Ulss) di intervenire per migliorare la prevenzione, la cura e la riabilitazione, attraverso le reti operative: dei Medici di Medicina Generale; dei Distretti Sociosanitari; dei Consultori Familiari; dei Centri Diurni; dei Reparti Ospedalieri di Elevata Specializzazione; degli Ospedali di Comunità; del Trasporto Sanitario; dell’Assistenza Domiciliare; dei Centri Sollievo.

Quindi, le proteste per qualche caso di malasanità vanno prese in considerazione dai responsabili dei servizi alle persone, per non far regredire il nostro modello sociosanitario, anche se considerato uno dei migliori a livello europeo, ha comunque urgenti necessità di innovare tecnologicamente e di adeguare strutturalmente i suoi interventi, sulla base dei cambiamenti demografici (aumento della popolazione anziana) e delle modificate condizioni epidemiologiche (crescita delle patologie invalidanti croniche).

Per queste considerazioni la salute dei cittadini va posta al centro delle scelte politiche, amministrative e sociali, attuando azioni programmatiche sociosanitarie sulla base dei seguenti capisaldi:

– aggiornare il Piano Sociosanitario Regionale con la concertazione con CGIL CISL UIL;

– adeguare le dotazioni organiche del personale addetto ai servizi sanitari ed assistenziali;

– rivedere gli standard con nuovi rapporti tra le professionalità e il numero utenti;

– finanziare adeguatamente il fondo regionale per la non autosufficienza e la disabilità;

– dopo la già avvenuta sperimentazione delle aggregazioni sanitarie H 12, realizzare in tutto il Veneto poliambulatori H 24: servizi sanitari di prima necessità 24 ore su 24 tutti i giorni;

– incrementare l’ADIMED (assistenza domiciliare integrata infermieristica e medica);

– esentare da tutti i costi (quelli che oggi gravano sui cittadini) le situazioni di cronicità, di non autosufficienza, di patologie gravi e/o rare;

– ridurre (possibilmente: eliminare) le liste d’attesa per visite ambulatoriali e prestazioni diagnostiche;

– applicare l’appropriatezza ai ricoveri ospedalieri;

– deliberare con la condivisione (anche) delle Organizzazioni Sindacali, la riforma delle RSA Case di Riposo, qui in Veneto storicamente conosciute ed apprezzate come IPAB;

– controllare l’accreditamento delle strutture sanitarie ed assistenziali (case di riposo comprese);

– verificare obiettivamente gli effetti (mettendo in luce positività e negatività) sugli accorpamenti (da 21 a 9) delle Aziende ULSS;

– dare effettiva concretezza attuativa agli Ambiti Territoriali Sociali.

La condivisa e concertata definizione di queste indicazioni programmatiche, a mio avviso, determinerebbe una più efficiente ed efficace “rete pubblica” di servizi sociosanitari, presupposto indispensabile per maggiormente umanizzare le prestazioni sociosanitarie.    

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