Valore della persona e solidarietà nel sistema liberista

Una problematica che penalizza soprattutto gli anziani e i fragili, ma che in realtà riguarda tutti: il rischio è che siano traditi gli ideali della stessa Costituzione

Quando si fa riferimento all’anziano o all’anziana (ma ciò vale anche per le altre fasce d’età) non si può prescindere dal fatto che sia innanzitutto una persona. Questa puntualizzazione perché le attuali “compagini governative”, nazionale e regionale, basano le loro scelte su modelli fortemente (neo) liberisti, finalizzati al preoccupante ridimensionamento del welfare, con prospettive di cancellazione.  

Nei sistemi dove non esistono le garanzie delle prestazioni pubbliche e della protezione sociale, sostituite dalla filantropia (dalla carità) e dal libero mercato dei servizi sanitari ed assistenziali, la “persona anziana” diventa un “vecchio inutile” che pesa sull’economia del paese. Fatti concreti dimostrano che per una parte della politica, quella, appunto, liberista, non è assolutamente vero che la “persona anziana” è una risorsa, altrimenti dimostrerebbero maggiore disponibilità ad ascoltare le richieste sindacali per non far “soffrire” i pensionati, le famiglie e i non autosufficienti. Le leggi di stabilità e i bilanci nazionali, nella logica liberista, vanno ben oltre i pareggi dei conti; chiedono ai cittadini molto di più di quanto viene a loro dato: confermando la pedantissima tassazione sulle pensioni (la più elevata a livello europeo) e sulle retribuzioni; ridimensionando i trasferimenti agli enti locali; aumentando la compartecipazione ai costi per le prestazioni sanitarie e per le ospitalità nelle Rsa.

Non è e non sarà possibile che un sistema liberista prenda in considerazione le difficoltà dei ceti meno abbienti. Necessita quindi un radicale cambiamento amministrativo per far prevalere i valori sociali dalla solidarietà all’equità, dalla giustizia alla tolleranza. Dallo spostamento dell’asse politico a favore delle forze progressiste, si potrà effettivamente ripartire per raggiungere, anche per le persone anziane, gli obiettivi indicati (anche) dal sindacato Cgil per il diritto ad una vita, a tutte le età, dignitosa e dagli orizzonti futuri sereni, ampliando e riqualificando lo stato sociale (welfare generativo) e i servizi pubblici sociosanitari.  

Nella stragrande maggioranza dell’opinione pubblica vi è consapevolezza che i costi per vivere (non per sopravvivere) aumenteranno, determinando altri sacrifici economici a carico dei cittadini, anche per effetto del freno all’adeguamento finanziario dei fondi finalizzati a sostenere disabili, non autosufficienti, poveri e famiglie. Da molto tempo, annualmente, crescono le rette nelle case di riposo; permangono i lunghi tempi d’attesa per visite ambulatoriali e per prestazioni sanitarie specialistiche; diminuiscono i servizi assistenziali domiciliari. Il liberismo non convince e non conviene! In assoluto è preferibile l’ancoraggio alla Costituzione, poiché già all’articolo 2 “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo [e della donna] … e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

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