La persona anziana è una risorsa sociale
Necessario riformare e allargare il welfare: le opportunità della concertazione
Invecchiamento attivo intergenerazionale: tre concetti importanti e impegnativi che sono indicati per innovare il welfare, in un rapporto sinergico fra le varie fasce d’età della popolazione. L’invecchiamento può essere una risorsa se la persona anziana è considerata un’opportunità sociale e non, come purtroppo spesso avviene, un peso per l’assistenza, un costo per la sanità e un onere per la previdenza.
La donna anziana e l’uomo anziano sono anche loro persone (non è una banalità ricordarlo) che come tutti i cittadini, applicando la Costituzione, hanno diritti e doveri nell’ambito della cittadinanza attiva e contribuiscono, soprattutto nella presente complessa situazione politica-sociale, ad aiutare i propri familiari e le comunità locali con il loro impegno di sussidiarietà e di solidarietà (anche) nel volontariato.
Per promuovere la cultura dell’invecchiamento attivo sono necessarie disponibilità politiche, sedi istituzionali di confronto e azioni di convinta e costruttiva concertazione. Quest’ultima in particolare, nella quale far esprimere anche il ruolo del terzo settore, non è un ostacolo, anzi rimane un’efficace opportunità se non viene volutamente svuotata di contenuti e di risultati condivisi ed esigibili. La discussione e il confronto contribuiscono a verificare se ci sono, se potranno esserci, le condizioni per realizzare delle azioni d’invecchiamento attivo, sotto la guida delle realtà istituzionali e sociali. Il “tavolo del Terzo Settore” regionale, inteso come soggetto di rappresentanza anche del volontariato e della promozione sociale, può benissimo avviare l’approfondimento di merito con la Regione sui temi dell’invecchiamento attivo intergenerazionale.
Convergere su obiettivi condivisi dai sindacati, dal terzo settore e dalle pubbliche amministrazioni significa dare gambe, dare prospettive, all’anziano affinché sia nelle condizioni di rapportarsi al giovane con il suo bagaglio di esperienza, di professionalità, di saggezza, di conoscenza e di solidarietà, che arricchisce il cammino, oggi non semplice, del giovane che, a sua volta, deve considerare l’anziano come un’opportunità per uscire dalle difficoltà. In tutto questo la politica non è un corpo estraneo, anzi è una fondamentale parte della “massa critica” perché chiamata a programmare e finanziare progetti d’invecchiamento attivo orientati all’affermazione di sani stili di vita, dell’apprendimento permanente all’interno delle università popolari e nei circoli culturali, della qualità dei servizi, della sussidiarietà nelle prestazioni di volontariato.
La domanda che s’intreccia alla presente riflessione è la seguente: in quale contesto di welfare va collocato l’invecchiamento attivo intergenerazionale? La risposta si può trovare nei progetti di quel volontariato che, dialogando fra le diverse età, apre la strada a nuove opportunità per rendere dinamico l’invecchiamento attivo all’interno del welfare di comunità, indicato nel “progetto sociale” di Auser, e nel “welfare generativo”, proposto dal compianto mons. Giovanni Nervo, attualizzato dalla Fondazione “Emanuela Zancan”.
