Lord Byron, protagonista dell’Ottocento: a Ravenna il museo permanente

Una figura centrale della letteratura e cultura del suo tempo

Forse non sono in molti a sapere che a Ravenna, a Palazzo Guiccioli che si affaccia sulla centrale via Cavour, è allestito il Museo Byron. L’esposizione permanente è dedicata a uno dei personaggi più ammirati e più discussi dell’Ottocento: Lord Byron.

Al secolo George Gordon Noel Byron, nato a Londra il 22 gennaio 1788, è l’assoluto protagonista proprio nella dimora nobiliare in cui visse in affitto dalla fine del 1819. A Ravenna Byron, fuggitivo dalla natia Inghilterra a causa di insanabili divergenze politiche espresse alla Camera dei Lord e di gravi scandali di natura sessuale (venne accusato di omosessualità, sodomia e incesto, tutti effettivamente praticati nella mai nascosta attività bisessuale, fino ad accoppiarsi con la sorellastra Augusta Leigh e a metterla incinta), giunse al seguito della sua amata Teresa Gamba, giovane, sensuale e colta moglie del conte Alessandro Guiccioli, ricchissimo proprietario di idee giacobine, di lei più anziana di ben 37 anni. I coniugi, sposatisi per convenienza, non richiesero al loro matrimonio ciò che non potevano ottenere. Nei colti salotti veneziani avvenne il primo incontro fra Lord Byron e Teresa Gamba, i quali presto intrecciarono un rapporto intellettuale e fisico talmente saldo che lo sregolato inglese per la contessina abbandonò la vita dissoluta che aveva continuato a Venezia. Byron dall’ignaro Guiccioli ottenne alcune stanze in affitto e portò avanti la relazione con Teresa alla luce del sole. La relazione adulterina, che portò i coniugi alla separazione, proseguì intensamente fino al 1823 quando Byron salpò verso la Grecia.

In Italia il lord, oltre a raggiungere la massima fama letteraria, diventando il maggiore poeta inglese del suo tempo e incarnando il perfetto modello romantico che coniugava genio e sregolatezza, su influsso soprattutto di Pietro Gamba, cognato dell’amata, conobbe, sposò e finanziò lautamente gli ideali della Carboneria alla quale si affiliò. Non trovando sfogo ai suoi aneliti politici in Italia, Byron si appassionò alla causa indipendentista del popolo greco che stava lottando per l’emancipazione dall’Impero Ottomano. Investite ingentissime risorse economiche, Byron partì per la Grecia dove trovò la morte per febbre il 19 aprile 1824. La morte, che lo colse a Missolungi a soli 36 anni, non fece che enfatizzare l’aurea idealizzata di eroe romantico, bello e dannato. La sua fama, se possibile, crebbe ancora di più, finendo per influenzare radicalmente generazioni di attivisti (in Italia su tutti Giuseppe Mazzini), artisti, musicisti e letterati.

Forte fu il legame di Lord Byron con il Veneto. Nel novembre 1816, scampando a un matrimonio avventato con Anne Isabella Milbanke, ricca ereditiera e apprezzata matematica, si stabilì a Venezia, dove vi rimase per tre anni concedendosi poche pause. Tra il 1817 e il 1818, per esempio, trascorse periodi in affitto a Este in una dimora che ospitò anche alcuni suoi amici, fra i quali i coniugi Shelley, Mary ovvero l’autrice del romanzo Frankenstein e Percy Bysshe, il poeta cui era molto legato, che morirà in mare, al largo di Viareggio, l’8 luglio 1822. Dedicato al periodo di Este, tra l’altro, è il poema Il Venerdì Santo di Francesco Dall’Ongaro.

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