Il messaggio cristiano, la Chiesa e la tradizione
In uno dei frammentari scritti giovanili, pubblicati nel 1949 col titolo I principi di Hegel, l’autore si chiede – e certo non è il solo, né prima né dopo – come dal messaggio di libertà di Gesù sia potuto derivare l’autoritarismo positivo delle Chiese cristiane. E, secondo quello che sarà il suo metodo filosofico di trovare nei precedenti storici il seme dei successivi sviluppi contraddittori, finisce per individuare un precedente di questa contraddizione nel fatto che Gesù stesso, per trasmettere quel messaggio, si sia servito anche della propria autorità sostenuta dai miracoli. Ma Heghel avrebbe trovato una ben più chiara ed esplicita conferma del suo metodo se avesse tenuto presente il Vangelo di Matteo, dove si legge: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Parole pronunciate con autorità assoluta e che comportano due conseguenze:
1) che la Chiesa è una costruzione proiettata nel futuro.
2) che di questa costruzione è artefice Dio.
Si vede allora quanto poco senso abbia volerla – come ogni tanto succede – riportare alle origini, che sono sì la base, il sostegno e l’alimento dei suoi sviluppi; ma gli sviluppi sono quelli che Dio stesso determina nel corso della Storia per la edificazione della sua Chiesa, unica depositaria della Verità rivelata.
Insomma si può, ad esempio, anche dire che, se il candidato dell’opposizione non fosse stato costretto ad andare dal dentista proprio quel giorno, Churchill non sarebbe stato fatto Primo Ministro e la storia dell’Inghilterra e della seconda Guerra mondiale sarebbe stata diversa. Ma non che, se Atanasio avesse avuto mal di denti – o la polmonite – la tesi di Ario avrebbe prevalso a Nicea: perché a Nicea, sia pure in un groviglio di contrastanti contributi umani, prevalse non la tesi di qualcuno, ma la Verità.
E questo vale per tutti i fondamentali passaggi, attraverso i quali, con imprescrutabile definizione, Cristo viene edificando la sua Chiesa – “e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa”.
Si capisce così come i Concili ecumenici e la promulgazione dei dogmi, anche se variamente distribuiti nel tempo, costituiscano le tappe di un unico cammino, segnato ab aeterno nella Storia umana e infallibilmente confermato dalla realtà del suo stesso porsi, che porta il nome di Tradizione.