Le Crociate di mille anni fa e quelle del nostro tempo: alcune inquietanti similitudini

Dando uno sguardo alle varie piattaforme internet e ai social media, numerosi e martellanti sono i riferimenti al Medioevo in generale, e alle Crociate in particolare, dove appare evidente l’uso politico della storia. Cavalieri dalle pesanti armature sotto il mantello bianco, su cui vi è tracciato il simbolo cristiano della croce rossa, brandiscono la spada per combattere “il nemico mussulmano” che sta invadendo i territori dell’Europa intera. Con l’affermarsi del discorso complottista, relativo all’attuale insicurezza sociale, s’intensifica l’invito ‒ sia pure velato per evitare la sospensione dell’account ‒ ad agire nel mondo reale facendo ricorso all’uso delle armi.

Così, abbandonando i confini della cristianità ‒ dove spedizioni militari, principalmente promosse dalla Chiesa cattolica e dalle potenze europee, si recarono tra il 1096-1291 per riconquistare la Terra Santa di Gerusalemme e dei territori limitrofi ‒, un esercito di crociati moderni marcia in una piazza inglese, combatte per le strade dei quartieri cittadini, contro invasori che minacciano lo stile di vita, i valori e l’identità dell’Occidente. Il ricorso alla “sacralità” della Crociata, quale soluzione per porre rimedio all’imminente caos razziale, sembra giustificare qualsiasi violenza. Dalla realtà virtuale a quella concreta il passo è breve. Ricordo l’episodio del 15 marzo 2019, in cui Brenton Tarrant, un australiano di ventotto anni, che si definiva “un Templare in Crociata per salvare l’Occidente”, effettuò due attacchi terroristici a Christchurch, in Nuova Zelanda, causando la morte di 51 persone e il ferimento di altrettante. Sia la moschea di Al Noor, sia il centro islamico di Linwood, erano, infatti, particolarmente affollati per la preghiera del venerdì. Sulle armi da lui utilizzate, oltre ai nomi di Urbano II” ‒ il Papa della prima crociata (1095) ‒, di Lepanto e di Tours ‒ storiche battaglie in cui i musulmani furono sconfitti da una coalizione di paesi europei ‒, erano incisi i nominativi di comandanti militari, antichi e contemporanei, responsabili dell’uccisione di persone di fede islamica. A quanto pare, non vi è nulla di “sacro” e di necessario in tale violenza.

Nella riconfigurazione del mito si esprime, piuttosto, il desiderio di vendetta per umiliazioni, sconfitte e aggressioni ‒ provenienti dall’interno dell’essere ‒, la cui dimensione religiosa è del tutto inesistente. Sotto questo uso violentemente islamofobo delle Crociate, si cela un altro obiettivo, legato al concetto di mascolinità. Non è un caso se la storica Amy S. Kaufman, parla di “medievalismo muscolare” per designare tale visione fantasiosa di un Medioevo, patriarcale e misogino, dove l’identità maschile sarebbe stata costruita esclusivamente attorno alla violenza fisica. I memiconfigurano l’uomo ideale ‒ sia dal punto di vista esteriore che morale ‒ a cui tendere con ogni mezzo. In tal modo, il cavaliere, il crociato e il templare ‒ sovente confusi nelle diverse rappresentazioni ‒, lontano dall’essere combattenti per la fede, incarnano l’immagine dell’individuo realizzato, la cui funzione è quella di plasmare il mondo con la forza, insieme a fratelli d’armi, di valori e di obiettivi.

Dato che la Crociata invariabilmente rappresenta una vittoria, si assiste ad una duplice strumentalizzazione: storica, il cui scopo è illustrare le imprese medievali nel loro aspetto eroico e, di conseguenza, legittimare le azioni attuali; politica, in quanto sottende il tentativo di trasformare l’antica guerra religiosa in un modello da seguire per “fuggire dalla depressione” e dalla “solitudine maschile”. Significativo è il meme ‒ condiviso su Reddit ‒ che indica due porte: su una vi è la scritta “terapia”, con nessuna persona in attesa, mentre davanti all’altra, dove si legge “crociata”, decine di uomini si accalcano per entrare. Li attendono magliette e abbigliamenti vari, con l’immagine di un crociato; corsi di fitness e manuali di dieta per modellare il fisico, per potenziare i muscoli; e così via. Pertanto, le motivazioni, puramente economiche, si celano ‒ poco, per la verità ‒ dietro a una retorica maschilista, e la crociata si trasforma in trovata pubblicitaria: acquistando un prodotto tra quelli elencati, è possibile assumere le sembianze degli impavidi e forti cavalieri di un tempo.

Queste immagini, come ben suggerisce Florian Besson nell’articolo Cruzadas a la carta (Nueva Sociedad 317 / Mayo – Junio 2025), s’inseriscono in un continuum di strumentalizzazioni storiche, utilizzate da attivisti e da politici. Significativo è l’esempio di Pete Hegseth, un ex ufficiale militare e conduttore televisivo statunitense, Segretario della Difesa degli Stati Uniti d’America nella seconda amministrazione Trump (2025). Il suo libro American Crusade: Our Fight to Stay Free invita, piuttosto apertamente, a organizzare una “crociata americana” contro i nemici dell’America, individuati nella sinistra e nell’Islam. Con orgoglio, esibisce tatuaggi della croce di Gerusalemme sul petto e di un “Deus vult” (Dio lo vuole) sul braccio.

Sono gli stessi simboli che i media veicolano attraverso una comune strategia, facendo ricorso ad un’ossessiva pubblicazione di messaggi, sempre uguali perché creati da automatizzazioni varie, o di immagini modellate dall’Intelligenza Artificiale. Il soggetto sono, ovviamente, eroici cavalieri che brandiscono spade fiammeggianti e croci luminose, in una fusione tra storia e fantasia “medievali”.  In tal modo, viene rafforzato il loro significato e facilitata la riappropriazione da parte di movimenti estremi. Il meme del crociato su Marte, per quanto strano possa apparire, sembra promuovere ideologie tossiche, autorizzando a compiere atti fortemente criticabili, se non criminali come disegnare graffiti su una moschea, insultare un docente, imbracciare le armi per commettere un attentato.

In conclusione, le Crociate del XXI secolo ricorrono all’elemento virtuale per succhiare la linfa nefasta della violenza da fare esplodere nella società reale, con il pretesto di difendere il mondo occidentale dalla minaccia islamica; di combattere i fantasmi di una psiche ossessionata dal concetto dell’uomo forte; di uscire dall’isolamento moderno per fare parte di un gruppo, trovando così la propria collocazione nel mondo. Come al solito, c’è sempre qualcuno che approfitta della situazione per ottenere un beneficio economico.

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