Un convegno su San Tommaso d’Aquino: l’anima di un solo uomo vale più di tutto l’universo
Hanno ancora senso gli anniversari? Sicuramente sono una specie di segnalibro che serve a ricordare, a riconsiderare qualcosa del passato che si dà per significativo. Ebbene, in questi ultimi due anni ricorrono l’ottavo centenario della nascita e il settecentocinquantesimo anno dalla morte di san Tommaso d’Aquino (nato fra il 1223 e il 1226, scomparso nel 1274), uno dei giganti della filosofia e della teologia cristiana. Non se ne è parlato molto, ma qualcuno ha avuto l’idea di ricordarlo con un convegno “L’anima di un solo uomo vale più di tutto l’universo”, che si è tenuto Domenica 18 ottobre a Pistoia, nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale.
Ha iniziato padre Giorgio Carbone dello Studio Domenicano di Bologna, con una sintesi dell’antropologia tomista, perché l’antropologia sta alla base della dottrina sociale: infatti per sapere come regolare la vita in società bisogna aver ben chiaro che cos’è questa creatura speciale che si chiama uomo: l’unica creatura che può organizzare un convegno in cui si parli di lei. Di seguito la dott. Claudia Navarini dell’Università Europea di Roma, ha affrontato, in chiave psicologica, il tema, oggi anche troppo attuale, del suicidio e dell’eutanasia. Don Samuele Cecotti, dell’“Osservatorio Cardinale Van Thuan per la dottrina sociale della Chiesa”, di fronte alle evidenti criticità della società contemporanea, si è posto la questione se queste possono essere considerate difetti rimediabili della società moderna, o se invece non si debba ipotizzare che sia proprio la forma di questa società a dover essere riconsiderata. L’avvocato Giovanni Formicola, coordinatore di “Opzione Benedetto”, applicando le indicazioni delle precedenti relazioni alla realtà del nostro tempo, ha messo in evidenza i problemi etici, sociali, economici, in cui ci dibattiamo, confrontandoli con la dottrina di san Tommaso, chiedendosi se non sarebbe utile adottarla come guida per la vita pubblica, perché l’importante per avere una società a misura d’uomo è proprio prendere l’uomo come misura della società.
Da questo punto di vista c’è da fare un esame pacato, ispirandosi proprio alla domanda sulla natura umana, così come è stata esaminata nel convegno: se si considera che l’uomo è sociale per natura (naturaliter socialis, dicevano gli antichi Padri della Chiesa), qual è il tipo di società che meglio gli si adatta? Quella moderna, nata dall’Illuminismo, che si basa su un contratto sociale a cui gli uomini aderiscono per paura o per necessità, spinti dal bisogno di protezione e dal desiderio di liberarsi dall’indigenza, una società costruita come un grande meccanismo, regolato da leggi e costituzioni imposte dall’alto, in cui la legge naturale, iscritta nella natura umana, cede alla legge positiva? Oppure una società organica, che non è un “meccanismo” calato dall’alto, ma nasce dal basso, dall’unirsi degli individui nella famiglia, nei corpi intermedi e nello Stato, secondo la naturale tendenza ad associarsi, e si regola sulla legge naturale, si organizza secondo il principio di sussidiarietà e in vista del bene comune? Davanti alla crisi della società moderna, non si va talvolta a richiamare aspetti particolari della società cristiana (la legge naturale, il principio di sussidiarietà…), senza considerare che innestare questi principi in una società a cui sono estranei non può portare che un sollievo parziale e caduco?
Il pensiero di san Tommaso d’Aquino, è un tesoro di sapienza che sta davanti a chi lo vuol consultare da ormai otto secoli. La sua ripresa, che già era stata proposta, alla fine del XIX secolo da papa Leone XIII, può aiutarci a illuminare i problemi della nostra epoca, perché stat Veritas dum volvitur orbis: la Verità sta immobile mentre la terra gira. E anche un convegno in una città di provincia ce lo può ricordare.
