Architettura e arredo urbano: il caso di Cadoneghe, tra passato e necessità presenti

Gli interventi di ripristino, ormai necessari dopo quasi trent’anni, devono essere affidati a tecnici competenti in tema di Belle Arti

Erano i primi anni del 2000 quando organizzai un convegno scientifico sull’architettura e l’arredo urbano. Tra gli invitati vi era il professor Vittorio Dal Piaz. L’amico Vittorio spiegò come fosse un errore la progettazione di panchine, cestini per i rifiuti e quant’altro slegata dal contesto, che fosse priva della conoscenza del “Genius Loci”. In opposizione a ciò ipotizzava una progettazione integrata che, sinergicamente tra architettura e urbanistica, componesse la Spazialità cittadina.

Cosa evidentemente complessa e di rado possibile, ma che si era compiuta mirabilmente nell’esecuzione del Municipio della piazza e dell’arredo urbano di Cadoneghe ad opera dell’architetto Giuseppe Samonà, incaricato per il progetto dall’allora sindaco Elio Armano. Non a caso quest’ultimo che, oltre ad essere un amministratore, è un artista di valore. Erano gli anni Ottanta e quell’opera, magistralmente pedagogica della buona architettura e urbanistica, oggi avrebbe bisogno di un giusto restauro. Crepe, colori ridipinti, parti divelte ne necessitano. Anche i lampioni. E l’amministrazione che fa? Sopra il pilone disegnato da Samonà pone una lanterna ottocentesca. E perché non sostituire anche la lampada elettrica con una a gas, tanto per richiamarne una coerente storicità? Lo scherzo finisce qui: evidente che c’è bisogno, per il buon governo della città, anche una certa sensibilità e conoscenza delle Belle Arti. Un amministratore può anche esserne privo ma, in questo caso, sarebbe giusto caso che delegasse a qualche tecnico competente.

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