I fatti di Pozzonovo: quando i bambini vennero usati per motivi di lotta politica

Andrea Colasio ha dedicato una documentatissima ricerca storica ai fatti di Pozzonovo, un evento che tra il 1953 e il 1956 ebbe una grande eco nazionale, con amplissimo rilievo sulla stampa.

In sintesi il Parroco di Pozzonovo, raccogliendo e stimolando qualche confidenza di alcuni bambini, accusò i dirigenti locali del Pci di pervertire i bambini, insegnandogli a bestemmiare e con iniziazioni di tipo sessuale. Era un comune della bassa padovana, paese di braccianti, segnato da miseria diffusa. ed emarginazione.

Il Vescovo Girolamo Bortignon dette credito a queste dicerie. Pensava che la vicenda potesse restare sul piano puramente pastorale, naturalmente divenne un caso con rilievo penale, ci fu un processo che si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati.

È una vicenda figlia di un tempo di grande scontro politico e ideale, due idee di società si contrapponevano. Eravamo a 5 anni dal 18 aprile 1948, restava nel mondo cattolico in modo diffuso la preoccupazione che i comunisti potessero impadronirsi del potere. Le campagne elettorali, anche quella del 1952, erano senza esclusione di colpi: la Diocesi era impegnata in prima persona, il settimanale diocesano La Difesa del Popolo titolava “tutti alle urne per difendere contro l’assalto bolscevico la libertà della Religione e della Patria”; si trattava di scegliere “tra Cristo e Barabba”.

Il Pci non era da meno. Se un giovanissimo Berlinguer additava ai giovani comunisti l’esempio di Irma Bandiera, partigiana seviziata dai nazifascisti e Maria Goretti (poi fatta santa) assassinata resistendo ad uno stupro, Togliatti tuonava dalle piazze assicurando che si era fatto risuolare le scarpe per cacciare “l’asburgico cancelliere” e rimproverava aspramente il sindaco di Torino Negarville per avere salutato De Gasperi in visita istituzionale a Torino con queste parole: “Tu non hai ancora capito che De Gasperi è l’uomo che ricorre contro di noi ai mezzi più canaglieschi, sporchi e vili, moralmente più bassi di quelli cui ricorse Mussolini”. Giudizio davvero ingeneroso, per un uomo che era stato incarcerato sotto il fascismo. Anche un fine intellettuale come Concetto Marchesi non riusciva a sottrarsi ad una obbediente sottomissione al mito stalinista, neppure di fronte all’invasione sovietica dell’Ungheria, che portò molti comunisti ad abbandonare il partito. Così scriveva “Né frenesie di nemici né perplessità o smarrimento di amici hanno potuto intaccare la saldissima compagine comunista negli indissolubili legami che ci congiungono agli operai e soldati dell’Unione Sovietica”.

La vicenda di Pozzonovo registra una spaccatura anche all’interno della Democrazia cristiana padovana. Luigi Merlin e Giuseppe Bettiol, consiglieri comunali, convinsero il vescovo ad impegnarsi in questa battaglia. Da giuristi esperti avrebbero dovuto capire che portavano il vescovo su un terreno disagevole. Quando ci fu la sconfitta in giudizio e naturalmente il Pci ne fece un caso nazionale, attaccando frontalmente Bortignon, si volle imporre un ordine del giorno del Consiglio Comunale che imponeva alla Giunta di non concedere le sale pubbliche al Pci. Il sindaco Crescente, cattolico e democristiano, era fermamente contrario. Aveva conosciuto le imposizioni del fascismo, con il Pci aveva governato la città con le giunte del CLN, non poteva accettare quello che gli appariva un inutile sopruso ed un errore politico. Non darà mai attuazione all’ordine del giorno, ricevendo minacce di una sfiducia da sindaco da parte di alcuni consiglieri comunali dc. Poi con la scadenza della legislatura la questione fu superata. Forse per questo Emilio Rosini, consigliere comunale del Pci, componente il collegio di difesa del Pci e fiero oppositore di Crescente, anni dopo scriveva nelle sue memorie: “La mia ostilità per quella amministrazione era così convinta da farmi sfiorare spesso la villania, e invece Cesare Crescente meritava rispetto per il suo impegno e la sua correttezza e la imperturbabilità con cui mi sopportava”.

Resta una considerazione finale. Vi fu un uso spregiudicato dei bambini come arma di lotta politica. Purtroppo è un vizio che è continuato: pensiamo alle recenti vicende di Bibbiano, in cui senza alcun riguardo si propagandò una storia di violenze sui bambini rivelatisi di fronte al processo del tutto infondate.

Allora lo fece la Dc ma lo fece anche il Pci. Dopo la assoluzione in appello solo per insufficienza di prove il Pci non volle proseguire in Cassazione. Vi era certamente il rischio di un peggioramento della sentenza ma anche era cambiato il clima e il Pci non voleva rinnovare episodi di uno scontro aperto con la Chiesa Cattolica. I bambini pagarono ferite profonde che li segnarono nel tempo. Alcune famiglie dovettero lasciare il paese.

Dal punto di vista politico la battaglia vinta sul piano giudiziario non portò vantaggi al Pci, A Pozzonovo alle successive elezioni i consensi diminuirono da 680 voti a 480. Restano le sconfortate considerazioni di Tiziano Merlin, uno dei bambini di allora che si è dedicato a tener viva la memoria di questo episodio: “Non si può in nome di una idea che si crede nobile far soffrire bambini innocenti. La verità è più importante dei bambini, prima della verità in cui si crede sono i bambini che sono importanti”.

Andrea Colasio, I Pionieri di Pozzonovo. Storia di un processo (1953-1956), Il Poligrafo, Padova 2025

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