PEN: risolto in Honduras il caso di Cesario Padilla

In difesa della libertà di espressione: si conclude dopo 10 anni l’odissea del giornalista e attivista

È dal 2014 che il PEN Internazionale si occupa di Cesario Padilla Figueroa, grazie all’attività del Centro PEN Honduras e al sistema di mobilitazione e denuncia del Comitato Scrittori in Prigione. Dalla sua fondazione nel 1960, il PEN (attraverso lettere di denuncia inviate ai governi dei paesi dove si verificano azioni di persecuzione e repressione della libertà d’espressione) lavora per scrittori e giornalisti imprigionati o perseguitati a causa delle loro opinioni o dei loro scritti, compresi quelli attaccati per la loro attività politica o professionale, purché non usino o affermino la violenza e l’odio razziale. Col tempo si è arrivati a costituire un elenco annuale degli attacchi, delle detenzioni, delle vessazioni, fino alla ricerca e verifica dei casi di tortura o delle uccisioni in tutto il mondo. L’analisi di questa case-list permette di comprendere anche l’evoluzione dei paesi e dei loro governi rispetto alla libertà d’espressione. È un’azione di difesa delle persone e delle cause che i 150 Centri PEN sparsi nel mondo riescono a portare avanti per aiutare i prigionieri e le loro famiglie con incoraggiamento e speranza, sostenendo il rispetto delle leggi internazionali e le raccomandazioni relative ai diritti umani.

Si verificano circa 120 casi di abuso all’anno (specialmente in Eritrea, Cina, Bielorussia e Cuba), un dato in crescita rispetto all’anno precedente anche a causa delle guerre: si contano attualmente 26 imprigionati, 23 detenuti, 22 minacciati e 14 ancora a processo. È aumentato il numero delle uccisioni e si registrano solo quattro rilasciati: le modalità principali sono la repressione digitale, la censura, la chiusura di internet, delitti di lesa maestà, diffamazione criminale, discriminazioni delle minoranze, limitazione degli spazi civici in nome della sicurezza.

Cesario Padilla Figueroa, insieme ai colleghi Sergio Ulloa e Moises Caceres, è stato rilasciato dalla Corte d’Appello dell’Honduras: celebriamo l’archiviazione degli addebiti, confermando la loro innocenza dopo un calvario di dieci anni di accuse per “occupazione illegale di proprietà pubblica” e altrettanti anni di restrizioni dei loro diritti, per ritorsione. Giornalista, autore, editore, guida degli studenti universitari, il giovane ha trascorso tre anni in carcere ai lavori forzati, con sospensione dei diritti civili e condanna al pagamento dei danni all’Università dell’Honduras. Negli anni sono state condotte campagne d’informazione e di denuncia in suo favore anche quando, come ricercatore con borsa di studio dell’Unesco, non aveva ottenuto il permesso di recarsi in Messico per i suoi studi.

Nel 2023, il PEN Internazionale e il PEN Honduras avevano richiesto un’amnistia, affinché fosse conclusa la persecuzione nei confronti dei tre giovani. Il rilascio, ora, comprende anche una “riparazione” da parte dello stato che risulti adeguata, efficace, immediata e proporzionata alla gravità delle decennali sofferenze subite. Forse ora, dopo anni di tormenti e impedimenti, potranno seguire la loro strada. Questo passo fa parte del nostro lavoro come PEN, a livello globale e in Honduras, inclusa la solidarietà e la difesa pubblica che abbiamo svolto insieme, guidati dalla nostra collega Dina Meza e dagli avvocati. Ogni passo, ogni email, ogni lettera e ogni azione intrapresa si è rivelata cruciale. La famiglia del PEN festeggia ogni successo con gioia, perché questa è la sola motivazione che ci spinge a proseguire nel nostro attivismo.

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