Un altro enorme centro per la grande distribuzione

Una scelta discutibile, tra consumo del territorio e compensazioni che… non compensano

 

Il Piano degli Interventi, che è parte del Piano Regolatore Comunale, ha la funzione di pianificare il territorio del Comune di Padova in funzione dei molteplici aspetti che lo caratterizzano e delle esigenze degli abitanti (salvaguardia dell’ambiente storico e naturale, esigenze sociali di salute, benessere ed istruzione, necessità produttive agricole, industriali ed economiche in generale…), nella visione complessiva dello sviluppo della città mirante alla realizzazione dell’interesse pubblico. In base allo studio di tutte queste componenti, il Piano degli Interventi (appena approvato) predispone un quadro “conformativo”, che assegna ad ogni parte del territorio alcune particolari funzioni: definisce in modo chiaro le aree a destinazione agricola premettendo che è essenziale, sia per l’equilibrio bioambientale che produttivo, non diminuirne ulteriormente l’estensione.

Come tutti gli atti di programmazione, anche il Piano può essere modificato prima della scadenza (cinque anni), attraverso varianti urbanistiche. Tali varianti richiedono l’approvazione del Consiglio comunale, che le potrà concedere nel caso le ritenesse di rilevante interesse pubblico.

Il voto del Consiglio ha una valenza “politica”, intesa come decisione a salvaguardia dell’interesse della città. Il Consiglio è l’unica istituzione che abbia il potere di approvare o respingere le varianti urbanistiche e non ha alcun obbligo di ratificare conclusioni già espresse da altri organismi chiamati a dare il proprio parere nel merito.

Ciò premesso, è legittimo entrare nel merito della variante al Piano degli Interventi richiesta dalla catena di distribuzione alimentare Alì, tesa a cambiare la destinazione agricola di 15 ettari di terreno agricolo, a Granze di Camin, in destinazione industriale. Questo per ampliare gli spazi di stoccaggio e i magazzini, diminuendo così i costi di gestione, in vista dell’espansione della quota di mercato attualmente detenuta da Alì: una economia che appare questione di esclusivo interesse aziendale e non riguardante l’interesse pubblico. Il numero di supermercati sul territorio, infatti, è già troppo elevato e il settore è ormai vicino alla saturazione. L’aumento e la localizzazione dei punti vendita rispondono esclusivamente a logiche di concorrenza economico-finanziaria tra marchi della grande distribuzione e non alle necessità degli abitanti.

Avrebbero dovuto bastare queste considerazioni per portare il Consiglio Comunale alla bocciatura della richiesta di variante. Tuttavia Alì proponeva delle “compensazioni” in cambio della cementificazione di 15 ettari di terreno agricolo, acquisiti da pochi anni dalla stessa Alì e lasciati incolti. Compensazioni che appaiono di ben poca rilevanza, risultando evidente una enorme sproporzione tra tali vantaggi (valutati su confronti di valore tendenziosi) e i danni complessivi che la comunità subirebbe dall’ampliamento. Non viene, inoltre, preso in considerazione l’aspetto immobiliare, ovvero il rilevante incremento di valore (stimabile in 30-40 milioni di euro) che i 15 ettari otterrebbero nel passaggio dall’odierna destinazione agricola a quella industriale.

Ancora: l’approvazione della variante richiesta da Alì creerà un precedente che aprirebbe la via a future analoghe richieste, vanificando la pianificazione urbanistica e ogni possibilità di controllo delle trasformazioni nel pubblico interesse, lasciando campo libero ad un “laissez faire” selvaggio.

La richiesta di variante al Piano degli Interventi presentata da Alì non appare, pertanto, solo una questione che risponde alle esigenze private di Alì, ma riguarda la visione complessiva del futuro della città.

Sono recentemente apparsi sulla stampa locale alcuni interventi a favore dell’ampliamento dell’hub di Alì, tra cui quello del Presidente della Camera di Commercio di Padova che così si è espresso: “È in gioco non solo il destino di un serio progetto green, ma la competitività stessa dell’economia padovana e la sua capacità di attrarre investimenti”. Si direbbe che Camera di Commercio e Comune di Padova abbiano una stessa visione del governo della città, secondo la quale ogni investimento non deve incontrare ostacoli ed è al di sopra degli impegni assunti dall’Amministrazione con le linee programmatiche di mandato, travalicando anche gli obblighi che il Comune ha il compito di rispettare e far rispettare.

Anni addietro, Comune e Camera di commercio hanno liquidato il Consorzio ZIP, unico strumento che avesse il compito statutario di governare la zona industriale: la quale è divenuta un campo libero per qualunque iniziativa volta alla ricerca di profitto. Il caso Alì è una delle conseguenze di quella infausta decisione, cui si aggiunge ora l’espediente di acquistare l’area dell’ex caserma Romagnoli per compensare la cementificazione del terreno agricolo di Granze.

Ma l’area Romagnoli è classificata nel Piano degli Interventi come ZTO C1 (ovvero residenziale di rigenerazione) per la quale, a compensazione dell’edificabilità di 7.500 metri cubi, è prescritta la cessione gratuita al Comune del 75 per cento della superficie, cioè circa 100.000 metri quadri. Non si capisce quale convenienza vi sia nell’acquisto con denaro pubblico di 150.000 metri quadri, quando al Comune è già garantito gratuitamente il possesso di 100.000 metri quadri. Né si comprende in quale modo gli abitanti di Granze potranno essere compensati, per la cementificazione e l’intensificazione del traffico prodotto dall’hub, da una de-pavimentazione che avviene a una distanza di dieci chilometri. Infine, nella caserma Romagnoli otto ettari sono coperti da edifici e viabilità ed è questa porzione che dovrebbe essere de-pavimentata: ma un terreno de-pavimentato richiede decenni prima di rinaturalizzarsi e, pertanto, 15 ettari di terreno agricolo cementificato non possono essere in alcun modo compensati da otto ettari di terreno de-pavimentato.

Nella notte tra lunedì 27 e martedì 28 l’ampliamento dei magazzini Alì è stato autorizzato dal Consiglio Comunale di Padova. Un’approvazione istituzionalmente inspiegabile con cui il Comune si impegna per consentire ad Alì, soggetto economico privato, la realizzazione del suo hub, nonostante il danno pubblico che l’ampliamento produrrà al territorio e agli abitanti di Granze e probabilmente con danno erariale di notevoli dimensioni alle Casse Pubbliche, come indicato da numerosi tecnici qualificati ed ex amministratori.

Nota: questo articolo riprende le considerazioni di Nicola Lovisatti, ingegnere, animatore della rete padovana di urbanisti e attivisti “Urbanistica e contesto”.

Ti potrebbero interessare anche questi articoli

Sempre meno lettori in un mondo ogni giorno più complesso

Sono ormai decenni che si ripetono gli allarmi sul declino della lettura, una tendenza che appare sempre più rapida, marcata e irreversibile. Il web è pieno di articoli che esaminano in dettaglio la situazione ed è pertanto inutile, qui, ribadire…Continua a leggere →

Adulti educati e grati: una riflessione sul tempo presente

L’invito a rivolgersi agli insegnanti con un pensiero grato e le riflessioni del direttore Stefano Valentini, pubblicate nell’editoriale dell’11 settembre scorso su Il Popolo Veneto, assumono un significato particolare alla luce della pubblicazione del documento Education at a Glance 2024 dell’Ocse. I…Continua a leggere →

La Marmolada, Regina delle Dolomiti

Sin da piccolo ho avuto la fortuna di conoscerla e ammirarla così straordinariamente perfetta in ogni suo particolare. Quando desidero viverla, non faccio altro che uscire dall’uscio del Museo della Guerra che gestisco al Passo Fedaia e alzare lo sguardo…Continua a leggere →

Prigionieri di guerra inglesi in Veneto: il campo di Ponte San Nicolò

Senza l’importante contributo di ricerca di Rogers Absolom, che raccolse il suo lavoro nel volume A strange Alliance (La strana alleanza), oggi non avremmo un quadro esauriente di un fenomeno così complesso e diffuso come l’assistenza data da molte famiglie…Continua a leggere →

L’impegno di Sebastiano Schiavon contro l’analfabetismo

Nel biennio 1911-1912 Sebastiano Schiavon si trasferisce a Firenze quale dirigente dell’Unione popolare e dalla città toscana comincia a girare il centro e nord Italia per aprire uffici del lavoro, casse rurali, cooperative agricole, fondare sindacati cattolici dei lavoratori della…Continua a leggere →