Il Giardino dei Giusti di Abano Terme: aggiunti due nuovi nomi ai molti già presenti

(Lettura di Federico Pinaffo)

Un luogo pensato sul modello di quello esistente a Gerusalemme, per ricordare il coraggio di chi non si voltò dall’altra parte e rischiò la propria stessa vita

Il 29 aprile 2019 il Consiglio comunale di Abano Terme istituì il “Giardino dei Giusti dell’Umanità” di Abano Terme, individuandone l’ubicazione presso il Giardino Rio Caldo in via Previtali.

La finalità di questa iniziativa è chiarita dal Regolamento che la disciplina: Il Comune di Abano Terme, sul modello ideale di quanto realizzato a Gerusalemme con il Giardino dei Giusti della Shoah (Yad Vashem), a Erevan con il Giardino dei Giusti degli Armeni, a Sarajevo con il Giardino dei Giusti della Bosnia e a Padova con il Giardino dei Giusti del mondo, istituisce il “Giardino dei Giusti dell’umanità” di Abano Terme, per tener vivi e trasmettere la memoria e i valori di quanti si sono opposti ai genocidi perpetrati a partire dal XX sec. e che per tale ragione vengono denominati “Giusti”.

Il 6 marzo di ogni anno, Giornata dei Giusti dell’Umanità, vengono posizionate non più di due targhe e messe a dimora le corrispondenti piante dedicate ai Giusti individuati dal Comitato scientifico.

Nel 2021 vennero nominati Giusti il gesuita olandese Fransvander Lugt che per due anni salvò numerose persone senza distinzioni di credo nella città siriana di Homs fino a che non venne assassinato presumibilmente da estremisti islamici  e Hammo Shero capo yazida  che  accolse e diede protezione fra le montagne del Sindjar, a nord dell’attuale Iraq, a centinaia di armeni, caldei, giacobiti e nestoriani in fuga dalla persecuzione ottomana.

Nel 2022 fu la volta sia delle Suore Dorotee di Vicenza, le quali negli anni tra il 1943 e il 1945 rischiarono la propria vita per nascondere alcuni ebrei dalla deportazione dei nazi-fascisti come per esempio suor Demetria Lazzarotto e suor Emilia Bacco che nascosero una violinista ebrea tra le malate psichiche della casa di cura “Villa Margherita” ad Arcugnano e come suor Pier Damiana Cadorin che fu arrestata e rischiò la fucilazione per avere nascosto tre donne ebree nell’Istituto delle sordomute a Venezia; sia Guido Colle che durante la Seconda Guerra Mondiale, in qualità di primario chirurgo all’ospedale “Pietro Cosma” di Camposampiero diede rifugio come “finti malati” a perseguitati ebrei del Padovano cercando di salvarli dalla deportazione: fra questi Anselmo Formiggini, Eugenio Coen Sacerdoti (rabbino capo di Padova) e sua moglie Amalia Dina.

Nel 2023 venne nominata Giusta Licia Metella Conegian che durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dal dicembre del 1943, a soli 16 anni, insieme ai suoi genitori Arcangelo Conegian e Giulia Tinello, presso la sua casa di  Este ospitò diversi ebrei, tra i quali Marcello Namer e Rinaldo Treves e componenti delle loro famiglie.

Nel 2024 vennero nominati Arcangelo Antonio Sette, che accolse e protesse nella sua casa di Monselice per circa 18 mesi Umberto Primo Zevi, ebreo in fuga da Venezia, e la sua famiglia, nonché Federico Lazzaro, che dopo l’8 settembre del ’43 nascose nella propria abitazione alle Giarre di Abano dei  prigionieri di guerra dell’esercito britannico (sudafricani) fuggiti dai campi di lavoro.

Il 6 marzo 2025 sono stati nominati Giusti due figure di notevole interesse.

Guerrino Brunazzo, che dal 31 dicembre 1943 al 27 aprile 1945 insieme a sua sorella e ai suoi due figli nascose a Pontemanco (Due Carrare) sette ebrei jugoslavi precedentemente internati in provincia di Rovigo. Va evidenziato che tutto il paese sapeva della presenza dei 7 ebrei e diversi di loro diedero un contributo fattivo, come il sig. Bertin che, da proprietario di mulini, pensò a rifornirli di alimenti, e il dott. Fortin, farmacista, che non fece mancare il suo aiuto e le medicine di cui c’era bisogno. Gli ebrei salvati appartenevano alla famiglia Hasson – Mevorah: Ido Hasson, sua moglie Sida Lausch, la figlia Bianca, Esther Danon (nipote di Ido), Tinka (sorella di Ido), suo marito Israel Mevorah e il figlio Isacco.

Monsignor Tarcisio Mazzarotto che fu arciprete di Abano e parroco di San Lorenzo per quasi quarant’anni. Nel 1970 fu insignito della Croce di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica per il suo eroico gesto compiuto il 28 aprile 1945 a Lozzo Atestino quando le SS, inferocite per la resistenza opposta dai partigiani della zona, catturarono 86 uomini, bruciarono il centro del paese privando 29 famiglia della loro casa e prepararono il plotone d’esecuzione. Il vicario sostituto don Tarcisio Mazzarotto accorso al Comando si presentò agli ufficiali tedeschi per impetrare la liberazione degli ostaggi, ma le sue preghiere furono inutili. Allora offrì sé stesso come ostaggio, pronto anche a lasciarsi fucilare purché i suoi parrocchiani venissero liberati. Il comandante, ammirato il coraggio del prete, accettò la proposta, ma poi non se la sentì di fucilarlo. I partigiani della “Pierobon” intanto, saputa la vicenda del Vicario, fecero sapere che si sarebbero ritirati per lasciare  libero  il passaggio alla formazione. I tedeschi a quel punto liberarono  anche don Mazzarotto.

Nei prossimi anni si cercherà di coinvolgere maggiormente le scuole di Abano nella scelta dei Giusti per far sì che comprendano appieno l’insegnamento di Liliana Segre: “Non bisogna girarsi dall’altra parte”.

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