La conquista del K2: i settant’anni di un’impresa

Lacedelli, Compagnoni e Bonatti ne furono i protagonisti, da allora celebrati come leggende dell’alpinismo

Sul giornale La stampa del 25 giugno 2024 leggo: Partita la spedizione femminile al K2 del Cai.

Le quattro alpiniste italiane in volo per Islamabad, insieme a quattro pakistane tenteranno la scalata della vetta dal 20 luglio per celebrare i 70 anni della salita di Lacedelli e Compagnoni.

Tale notizia mi fa ricordare che nel 1954 abitavo a Piazzola sul Brenta e per andare a scuola, a Padova, l’unico mezzo di trasporto era quel famoso trenino che sferragliava sbuffando attraverso i paesi di Tremignon e Limena e lungo la strada provinciale e nazionale, come in una moderna pista ciclabile..

Era un trenino antidiluviano, le carrozze con i sedili in liste di legno e la piccola locomotiva a carbone, tipo quella del Monet, che a volte con fatica riusciva a oltrepassare il cavalcavia Camerini di Altichiero. Ho passato diverso tempo tra andate e ritorni e ho visto cambiare, negli anni, anche la morfologia dei paesi che attraversavo.

Mi è rimasta impressa la costruzione dopo Limena, oggi tutta zona industriale, di un locale-bar con una grande insegna luminosa dal nome strano: K2. E proprio nel 1954 un’impresa eroica provocò un’ondata di entusiasmo in tutta Italia: non per i successi del discobolo Adolfo Consolini o del pugile Duilio Loi, ma per la scalata del K2 con i due alpinisti che avevano vinto la sfida con i migliori scalatori del mondo dopo che, l’anno precedente, Edmund Hillary e Tenzibg Norgay conquistarono per la prima volta la cima dell’Everest. Il 31 luglio 1954 il cortinese Lino Lacedelli e il valtellinese Achille Compagnoni raggiunsero la vetta del K2 a 8611 metri, la seconda montagna più alta del mondo, ma la più impervia e fino ad allora inviolata. La spedizione era guidata da Ardito Desio, un illustre geologo quasi sessantenne, coronato di onorificenze e titoli accademici, esploratore e giornalista. Per ragioni anagrafiche, era inadatto allo straordinario sforzo fisico della scalata. Tuttavia era un ottimo organizzatore e diresse le operazioni dal campo base, a circa 5000 metri di quota.
Fu un’impresa epica, non priva però di imprevisti e lutti. Partirono per il K2 tredici alpinisti italiani, dodici portatori e osservatori pakistani e cinque nostri scienziati. Le operazioni iniziarono tra la fine di maggio e gli inizi di giugno e furono funestate dalla morte dell’alpinista valdostano Mario Puchoz. Tuttavia proseguirono con ordine e metodo e i nostri costruirono persino una piccola teleferica. Più il gruppo saliva, più si assottigliava. Il 25 luglio arrivarono in sei a 7345 metri; tre giorni dopo partirono in cinque, più Walter Bonatti di riserva, per stabilire un nuovo campo quattrocento metri più in alto.

Il 29 Lacedelli e Compagnoni tentarono di raggiungere quota 8100, ma furono fermati dal maltempo; gli altri tre compagni Erich Abram, Pino Galloti e Ubaldo Rey furono costretti, per varie ragioni, a rientrare. Restava solo il giovane Bonatti.
All’alba del 31 luglio Lacedelli e Compagnoni partirono dal campo IX, raggiunsero il bivacco di Bonatti, si rifornirono delle ultime due bombole e attaccarono il tratto finale: alle 18 arrivarono in vetta e piantarono le bandierine italiana e pakistana. Nell’esultanza del momento si tolsero i guanti per fotografarsi e si congelarono le mani. Entrambi avrebbero subito l’amputazione di alcune dita: ma rimasero sempre convinti che ne fosse valsa la pena.

Entrambi gli scalatori furono ricevuti dalle massime autorità dello Stato e, per mesi, la loro immagine apparve sulla stampa e sui cinegiornali proiettati nei cinema: tanto che a Limena fu dato, al nuovo bar, il nome di K2.

Ti potrebbero interessare anche questi articoli

L’impotenza a cambiare le cose non può tramutarsi in rassegnato silenzio

Nel 2024, il premio Oscar per il miglior film straniero è stato assegnato, con unanimità di consensi, al film La zona d’interesse del regista svizzero Jonathan Glazer. Consiste nella rappresentazione, ovviamente ricreata (non è un documentario), della vita quotidiana in…Continua a leggere →

“Il sapere che libera”: al Due Palazzi inaugurato l’anno accademico per studenti detenuti

Un cancello che si apre non solo su un cortile, ma su nuove possibilità di vita. È con questo spirito che si è tenuta l’8 maggio scorso la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico presso la Casa di Reclusione “Due Palazzi”…Continua a leggere →

Quando le montagne erano nere: il vecchio gasometro di Padova

La costituzione dell’Azienda Comunale del Gas, nota anche come Gasometro, fu deliberata dalla Congregazione Municipale di Padova nell’agosto del 1844, affidando la gestione dell’Officina ad una filiale della potentissima Società Lionese che, dal 1ottobre 1847, iniziò ad illuminare la città….Continua a leggere →

Il ruolo culturale e sociale dei musei: Antonio Canova

Possagno, 2260 abitanti, un piccolo e grazioso paese della provincia di Treviso (TV), circondato dalle colline della Marca Trevigiana, a pochi chilometri dalla famosa città di Bassano del Grappa. Ischia di Castro, 2113 abitanti, località suggestiva in provincia di Viterbo…Continua a leggere →

Piero Benvenuti, tra… Elon Musk e le stelle

Su Il popolo veneto di gennaio Paolo Giaretta, nel suo articolo sull’Orchestra di Padova e del Veneto scrive: … mi limito qui a ricordare alcuni eventi che hanno visto come protagonista OPV a servizio di un grande pubblico. Un prodotto…Continua a leggere →