Elezioni regionali, un Veneto in bilico tra passato e futuro

Guidare i cambiamenti, non subirli

Le elezioni regionali sono ormai alle porte, e poco importa se si terranno alla fine di quest’anno o nel più economico election day del 2026. Ciò che davvero conta è la visione del Veneto che sta prendendo forma nei palazzi della politica regionale, avvolta da una fitta nebbia di incertezze e strategie di consenso.

Il dibattito pubblico, per ora, si concentra sulle percentuali del Governatore Zaia: superare il limite del terzo mandato e chiudere il proprio ciclo politico con l’onore delle armi ovvero l’inaugurazione delle Olimpiadi Milano-Cortina, un progetto da lui fortemente voluto. 

Ma per i destini futuri del Veneto, tutto questo rischia di essere secondario se non si pone con forza una domanda cruciale: quale modello di Veneto vogliamo costruire per il futuro?

Politica o strategia? La scelta che divide

Da un lato, il Governatore Luca Zaia, “il più amato dagli italiani”. Dall’altro, i partiti, impegnati più a raccogliere consenso che a proporre visioni concrete. La politica regionale sembra incagliata in una strategia elettorale fatta di vuoto e superficialità: da un lato la critica agli errori altrui, dall’altro l’assenza di progetti chiari per il futuro. Un approccio che allontana gli elettori, ormai il “partito” di maggioranza assoluta, composto da cittadini disillusi e sempre più distanti dalla politica attiva.

Un’eredità tradita

La storia del Veneto è intrisa di partecipazione, visione politica e identità condivisa, valori che hanno caratterizzato la regione fin dai tempi della Serenissima. Il Veneto si è sempre distinto per la capacità di mediare tra posizioni opposte, cercando soluzioni che guardassero al bene comune e rispondessero ai bisogni concreti della popolazione. Oggi, però, quel confronto è quasi scomparso, sostituito dalla politica dei “like” e dalla selezione di candidati più attenta alle dinamiche di potere centrali che alle esigenze del territorio. La militanza e la crescita progressiva nei partiti hanno lasciato spazio all’obbedienza militare al capo di turno.

Autonomia o retorica?

L’autonomia regionale, tanto invocata, rischia di diventare un miraggio, smontata dagli interessi confliggenti del resto del Paese e dalla mancanza di una visione condivisa. L’autonomia dei “protagonisti a casa nostra” diventerebbe sostenibile rispetto a quella dei “paroni a casa nostra” che sembra aver imboccato il sentiero minato dal fuoco amico. La riforma dell’autonomia in “salsa Veneta” se non verrà approvata, non sarà a causa delle inconsistenti opposizioni inconsistenti sul piano numerico, ma per i distinguo e i voti che verranno a mancare proprio nella coalizione di governo. L’autonomia non può essere un fine in sé, ma uno strumento per garantire al Veneto una crescita sostenibile e coerente con le sue peculiarità. Serve un progetto che unisca e non divida, che guardi al futuro senza cedere alla tentazione di cavalcare slogan populisti o battaglie di parte. Troppa inconsistenza, anche politica, di coloro che stazionando in un binario sono poi saliti a bordo per correre “sul loro stesso treno”. 

Una buona intuizione spinta all’esasperazione rischia di deragliare se al comando non sono stati prima condivisi linea e obiettivo finale.

La sfida della partecipazione

Riportare al centro il coinvolgimento attivo della società civile è fondamentale. Le categorie economiche, il volontariato, le associazioni culturali e i giovani devono tornare a essere protagonisti di un dibattito costruttivo. La politica deve riscoprire il valore dell’esempio e della progettualità, ispirando le nuove generazioni con linguaggi e comportamenti che attirino invece di respingere. Fiumi di parole quotidiane e litri di inchiostro per affrontare a valle il problema del disagio nelle sue espressioni anche più drammatiche, senza porsi l’ambizione di posizionarsi a monte per aprire spazi di coinvolgimento a processi di partecipazione dei giovani, orientandosi alla ricerca di linguaggi e comportamenti esemplari che attirino e non li allontanino.  Credo che i giovani di oggi non siano ne peggiori ne migliori di quelli di una volta, sono solo cambiate le gerarchie dei valori di riferimento e gli esempi.

Un Veneto che guarda a Nord e oltre

Il Veneto deve posizionarsi con decisione al centro di un’Europa da ripensare, riaffermando il proprio ruolo con politiche comuni capaci di competere con i mercati emergenti e contrastare derive autoritarie. Investimenti strategici nelle infrastrutture viarie, ferroviarie e portuali sono indispensabili per mantenere la competitività di un’economia che si regge sull’export. Un centro che nel Veneto sappia guardare a Nord, verso un’Europa da ripensare con politiche comuni che sappiano competere con i continenti emergenti e con le “derive autoritarie” che non escludono l’uso della forza per riaffermare principi che dalla seconda guerra mondiale in poi avevamo imparato a gestire con la diplomazia piuttosto che con i cannoni. 

Conclusione: ricostruire, non rimpiangere

Un Veneto forte non si costruisce crogiolandosi nei fasti del passato, ma attraverso una visione condivisa e pragmatica del futuro. Le scelte da compiere richiedono coraggio e capacità di sintesi, per un territorio che non vuole essere subordinato ai diktat romani o lombardi, ma protagonista di un progetto ambizioso e sostenibile.

Al centro del Veneto c’è una scelta: guidare i cambiamenti, non subirli.

Ti potrebbero interessare anche questi articoli

L’impotenza a cambiare le cose non può tramutarsi in rassegnato silenzio

Nel 2024, il premio Oscar per il miglior film straniero è stato assegnato, con unanimità di consensi, al film La zona d’interesse del regista svizzero Jonathan Glazer. Consiste nella rappresentazione, ovviamente ricreata (non è un documentario), della vita quotidiana in…Continua a leggere →

“Il sapere che libera”: al Due Palazzi inaugurato l’anno accademico per studenti detenuti

Un cancello che si apre non solo su un cortile, ma su nuove possibilità di vita. È con questo spirito che si è tenuta l’8 maggio scorso la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico presso la Casa di Reclusione “Due Palazzi”…Continua a leggere →

Quando le montagne erano nere: il vecchio gasometro di Padova

La costituzione dell’Azienda Comunale del Gas, nota anche come Gasometro, fu deliberata dalla Congregazione Municipale di Padova nell’agosto del 1844, affidando la gestione dell’Officina ad una filiale della potentissima Società Lionese che, dal 1ottobre 1847, iniziò ad illuminare la città….Continua a leggere →

Il ruolo culturale e sociale dei musei: Antonio Canova

Possagno, 2260 abitanti, un piccolo e grazioso paese della provincia di Treviso (TV), circondato dalle colline della Marca Trevigiana, a pochi chilometri dalla famosa città di Bassano del Grappa. Ischia di Castro, 2113 abitanti, località suggestiva in provincia di Viterbo…Continua a leggere →

Piero Benvenuti, tra… Elon Musk e le stelle

Su Il popolo veneto di gennaio Paolo Giaretta, nel suo articolo sull’Orchestra di Padova e del Veneto scrive: … mi limito qui a ricordare alcuni eventi che hanno visto come protagonista OPV a servizio di un grande pubblico. Un prodotto…Continua a leggere →