Povertà: il rapporto della Caritas smaschera le bugie e le rassicurazioni
La realtà è molto più drammatica rispetto a come si vorrebbe presentarla: necessario un cambio di mentalità e un lavoro di squadra di tutti i soggetti istituzionali
Le “facce di bronzo istituzionali” che per propri interessi elettorali hanno sempre nascosto, o meglio negato, la drammatica situazione della povertà in Italia, sono state smascherate con il recente dettagliato report di Caritas. Nel nostro Paese una persona su dieci vive in stato di povertà assoluta. Negli ultimi anni la situazione è notevolmente peggiorata. Il drammatico quadro del rapporto della Caritas ci dice che, a causa di lavoro scarsamente retribuito, il 30 per cento degli occupati ha difficoltà a sostenere le proprie spese essenziali; il basso livello scolastico determina il rischio di esclusione sociale; la vulnerabilità della terza età è sempre più marcata, con evidenti e preoccupanti conseguenze di invecchiamento in condizioni di fragilità; le retribuzioni reali sono diminuite del 4,4 per cento; cresce fortemente il disagio abitativo; sei milioni di italiani rinunciano alle prestazioni sanitarie necessarie.
Se quotidianamente in campo non ci fossero le associazioni di volontariato, le situazioni di povertà e di disagio sarebbero ancor più drammatiche. Per almeno ridimensionare la povertà (realisticamente, la possibilità di eliminarla totalmente, come ovviamente sarebbe auspicabile, resta un miraggio) le elette istituzioni – Governo, Regioni ed Enti Pubblici Locali – sono vivamente invitate a coordinarsi tra loro per deliberare urgentemente, di comune accordo, sufficienti, esigibili, finanziamenti pubblici finalizzati ad aiutare e sostenere le persone e le famiglie povere. Sempre le istituzioni pubbliche dovrebbero, anzi devono costituire il “tavolo di concertazione permanente” per contrastare le povertà, con l’impegno propositivo del Volontariato, del Terzo Settore, di Cgil, Cisl, Uil e Acli, Caritas, Fondazioni bancarie e associazioni economiche e imprenditoriali.
Tutta la politica con la “P” maiuscola deve fare un costruttivo “gioco di squadra” per il bene del Paese: accantonando strumentali promesse elettorali, combattendo convintamente le evasioni fiscali e contributive; riducendo notevolmente le spese politiche e istituzionali. Inoltre vanno sospese, se non eliminate, le spese per gli armamenti bellici, utilizzando quei miliardi di euro per azioni di pace, maggiore sanità pubblica, riduzione del prelievo fiscale sulle retribuzioni e sulle pensioni. Il tutto per non far crescere ulteriormente le povertà.