La scomparsa del veneziano Stefano Boato, architetto, urbanista, ambientalista, docente universitario e politico ecologista
Mio fratello Stefano Boato è morto a Venezia il 7 luglio 2024, a 82 anni. Il 5 gennaio 2026 ne avrebbe compiuti 84, ed è in occasione di questa ricorrenza che mi fa piacere chiedere ospitalità a Il popolo veneto per ricordarlo a chi non lo avesse conosciuto in vita o in occasione della sua scomparsa, che ebbe una forte risonanza giornalistica.

Un quadro familiare: eravamo cinque fratelli, tutti maschi, figli del veneziano Angelo Boato (morto nel 1978) e della padovana Rita De Felip (morta nel 1998). Negli ultimi anni sono scomparsi prima il fratello maggiore Sandro (del 1938, morto a Trento il 3 dicembre 2019), poi il secondo Maurizio “Mimo” (del 1939, morto a Treviso il 29 dicembre 2020) e da ultimo purtroppo anche il terzo fratello (del 1942), appunto Stefano. Siamo ancora viventi il quinto, Michele (del 1947, attivo a Venezia-Mestre e non solo), e io stesso, che sono il quarto (del 1944).

Laureato in Architettura all’IUAV di Venezia, Stefano dapprima aveva insegnato all’Istituto sperimentale “Massari” di Mestre, dove aveva allevato generazioni di studenti alle tematiche urbanistiche, e poi era divenuto docente universitario in Pianificazione territoriale nel corso di laurea in Urbanistica dello stesso IUAV.
Negli anni ’60 del Novecento, dopo la maturità al Liceo scientifico “G.B.Benedetti” di Venezia, era stato uno dei protagonisti del Movimento studentesco di Architettura ed aveva fatto parte, con me e col suo collega Giorgio Sarto (scomparso anche lui il 2 agosto 2024), della redazione veneziana della rivista Questitalia, diretta da Wladimiro Dorigo, e dell’Ufficio studi regionale delle ACLI del Veneto. Poi, negli anni ’70, era stato partecipe del movimento “Lotta continua”, fino al suo scioglimento, e successivamente era stato uno dei promotori a livello nazionale dell’associazione “Urbanistica Democratica”, sulla scia delle analoghe associazioni professionali come Medicina Democratica, Psichiatria Democratica, Magistratura Democratica.
Con la nascita dell’ecologismo politico in Italia, negli anni ’80, insieme ad Alexander Langer (figura storica e carismatica, che ho avuto occasione di ricordare qualche tempo fa su queste pagine de Il popolo veneto) e a molti altri e altre, era stato uno dei fondatori delle “Liste Verdi”, per le quali venne eletto più volte consigliere comunale, sempre nella sua Venezia. Inoltre, nella seconda metà degli anni ’80, era stato anche nominato assessore all’Urbanistica nella Giunta del sindaco Antonio Casellati, incarico a cui aveva dedicato una dedizione straordinaria, coniugando la sua competenza scientifica nella materia con una fortissima azione sul piano amministrativo, saldando appunto la dimensione accademica e professionale a quella dell’impegno civile e politico.
Successivamente, dal 1992 al 2017, è stato per 25 anni consecutivi rappresentante del Ministero dell’Ambiente nella “Commissione per la Salvaguardia di Venezia”, istituita con la Legge speciale. Inoltre, dal 1999 al 2010, per l’allora Ministero dei Lavori pubblici, è stato inoltre membro del “Comitato tecnico-scientifico” dell’Autorità di Bacino Alto Adriatico.
Per decenni, fino all’ultimo, ha collaborato con tutte le principali Associazioni ambientaliste e ecologiste di Venezia e del Veneto, in modo del tutto particolare con “Italia Nostra”, intessendo sempre un rapporto di reciproca consultazione e collaborazione anche con i Verdi a livello del Parlamento italiano e del Parlamento europeo.
Tra non molto verrà edito postumo il suo libro Salvare Venezia, su tutte le sue esperienze ed i suoi impegni per Venezia (comprese Mestre e Marghera) ed in particolare per la sua Laguna, un volume alla cui preparazione, in collaborazione con la figlia Laura, aveva lavorato intensamente negli ultimi anni. Un testo che costituirà un punto di riferimento fondamentale ed imprescindibile per chiunque vorrà ripercorrere tutte le tappe e le dimensioni della sua lotta – ambientalista, accademica, scientifica e politica – per la difesa della sua città e della sua Laguna.
Il suo impegno non è mai stato solo individuale. Al contrario, ha sempre cercato di coinvolgere associazioni e movimenti, studenti e docenti, partiti e rappresentanti istituzionali, quotidiani e periodici. Era rigoroso e determinato nel sostenere le proprie analisi e idee, i propri progetti e proposte, ma sempre cercando il confronto aperto e il dialogo più serrato, tentando di coinvolgere gli interlocutori e di promuovere le collaborazioni più ampie, per riuscire ad ottenere i risultati sperati e le soluzioni operative, anche sul piano nazionale ed europeo.
Una testimonianza vivente dell’eco e dell’emozione, che la scomparsa di Stefano Boato avevano subito suscitato, si è avuta, pur in piena estate, dalla enorme partecipazione popolare alla cerimonia laica dell’estremo commiato, tenutasi nel pomeriggio del 9 luglio 2024 nella sede del Comune di Venezia, a Ca’ Farsetti, messa prontamente a disposizione dal Sindaco Brugnaro, col quale pure c’erano stati profondi dissensi. Centinaia di persone si sono affollate a Ca’ Farsetti nella circostanza dell’ultimo saluto. Molte testimonianze portate pubblicamente quel giorno e molte altre aggiuntesi successivamente sono state raccolte qualche mese dopo in una pubblicazione da me curata in sua memoria. Tra queste, anche quella appassionata di Lucia Zanarella, padovana di Campo San Martino, molto legata sia a Stefano che a Giorgio Sarto (originario di Cittadella, ma poi attivo a Mestre e per una legislatura anche senatore dei Verdi), la quale purtroppo è scomparsa anche lei, improvvisamente, il 15 gennaio 2025.
Nel libro in sua memoria, da me curato, ho anche ripubblicato i numerosissimi articoli di quotidiani e periodici a lui dedicati, per più giorni in occasione della sua morte, a testimonianza della stima di cui la sua figura e il suo operato godevano con una ampiezza davvero impressionante. Il giornalista Alberto Vitucci, in particolare, aveva, prima della morte, dedicato articoli a Stefano Boato anche in occasione del suo matrimonio con la docente universitaria Susanna Regazzoni, a lui legatissima da decenni, e inoltre, in precedenza, in occasione dei suoi ottant’anni, festeggiati su iniziativa della figlia Laura, con molti suoi amici e amiche, in una gita in battello sul Sile e sulla sua Laguna.
Aveva scritto, tra l’altro, Vitucci, per i suoi ottant’anni: “Una lunga esperienza da docente di Pianificazione all’Iuav, con colleghi come Maria Rosa Vittadini e Carlo Giacomini. Esperto per il ministero dell’Ambiente, per anni componente della commissione di Salvaguardia. Boato è stato in prima linea, alla fine degli anni Ottanta, nella battaglia contro l’Expo in laguna. ‘Una battaglia vinta’, sorride oggi, ‘grazie all’apporto di personaggi del calibro di Bruno Visentini, Giscard D’Estaing, Margherita Asso’. Grillo parlante, non sempre ascoltato, dell’ambientalismo. Competente e serio, tra i pochi a saper leggere documenti e delibere. Competente e logorroico, quanto efficace nello scrivere i documenti.”
Fra non molto, questi ormai “storici” documenti saranno ricompresi, e ricostruiti in tutti i loro aspetti da lui stesso, nel volume postumo Salvare Venezia, che permetterà di consegnare alla storia la memoria di Stefano Boato.
