I luoghi di Sebastiano

Un romanzo che ha dato vita ad un dialogo intergenerazionale tra insegnanti e studenti

 

Partiamo da una frase dell’onorevole Sebastiano Schiavon citata nella presentazione al romanzo I luoghi di Sebastiano (prima edizione 2015, ristampato nel 2022 da Valentina Editrice, Padova): «Nessuno, meno i casi eccezionali, si tenga estraneo alla vita pubblica: poiché ogni cittadino ricco o povero, dotto o scarsamente istruito ha dei diritti e dei doveri verso il Comune, la Provincia e lo Stato e li deve esercitare». Questo era lo spirito con cui Schiavon (1883-1922), sindacalista nel Veneto dei lavoratori della terra, privi di qualsiasi diritto sociale, soprannominato lo strapazzasiori per come fronteggiava senza timori l’arroganza e l’indifferenza dei potenti, consigliere comunale, tra i fondatori del Partito Popolare di don Luigi Sturzo e in seguito deputato del Parlamento nazionale, viveva quelli che per lui furono una missione e un impegno totalizzanti, affrontati senza risparmiarsi fino agli ultimi giorni della sua troppo breve esistenza. In poche righe è espresso il concetto di democrazia che ha messo in movimento il pensiero, il cuore e l’agire di Sebastiano attraverso quei luoghi – ripercorsi con fedeltà storica nel romanzo – che lo hanno visto crescere, maturare, coinvolgersi, osare, lottare, perdere, testimoniare con la vita ciò in cui fermamente credeva. Una storia di vita, partecipazione e impegno sociale e civile che, ancora oggi, merita di essere raccontata e conosciuta.

I luoghi di Sebastiano, di Maria Luisa Daniele Toffanin e Massimo Toffanin, può essere definito un romanzo on the road, dove il dialogo intergenerazionale tra un nonno e la giovane nipote si delinea come una sorta di passaggio di consegne. Sarà, infatti, la tredicenne Giulia a convincere i coetanei che, pur vissuto in un contesto molto differente dall’odierno, Sebastiano Schiavon è stato una figura significativa, un modello di impegno sociale e politico integro e coerente. Giulia viene accompagnata a riscoprire una Padova inedita ed è ammirevole l’onestà intellettuale del nonno che cela fino all’ultimo alla nipote l’identità “famigliare” di Sebastiano, così da non condizionarla mentre si riappropria delle sue radici culturali e appunto famigliari, in un viaggio a ritroso nell’Italia premoderna afflitta dalla crisi economica. L’itinerario segue le tappe della sua febbrile attività: dai luoghi dove i contadini padovani erano costretti a vivere nei casoni, spesso colpiti dalla pellagra, fino a quelli istituzionali del suo impegno politico per gli umili e per coloro che non avevano voce. Significativa l’immagine di copertina, una cava di trachite sui Colli euganei, che rammenta lo sciopero organizzato da Schiavon nel 1909 a favore degli operai prossimi al licenziamento.

A distanza di otto anni dalla prima edizione del volume, uscito nel 2015 e ristampato nel 2022, abbiamo incontrato i protagonisti-autori del “dialogo intergenerazionale” proposto dal romanzo, Maria Luisa Daniele Toffanin e Massimo Toffanin, insieme alla nipote Giulia. Ne è nata una intervista “virtuale”.

Perché avete deciso di dedicare un romanzo ai luoghi di Sebastiano?

«Dopo la pubblicazione della biografia Sebastiano Schiavon, lo strapazzasiori del 2005, e la successiva costituzione dell’Associazione Centro Studi Onorevole Sebastiano Schiavon, con lo scopo di organizzare manifestazioni e convegni inerenti al periodo storico di inizio ’900, mi sono reso conto che il pubblico interessato era composto solo di adulti. Ma il personaggio Schiavon è figura troppo importante e i valori trasmessi nella sua breve vita devono essere affidati soprattutto ai giovani. Ecco allora che io e mia moglie, nipote di Sebastiano Schiavon, abbiamo deciso nel 2013 di trasformare la biografia in un racconto adatto ai lettori giovani, facendo conoscere il personaggio stesso attraverso i luoghi della sua attività politico-sindacale. Questa intuizione ha avuto un esito positivo anche perché abbiamo incontrato insegnanti eccezionali, come Martina Marcante e Luciana Filippi: infatti il libro è stato adottato, nel 2018, dalla scuola media di Veggiano, nel 2021 dall’Istituto Comprensivo “Petrarca” di Padova e nel 2022 dall’Istituto Comprensivo “Vivaldi”, sempre di Padova».

Come è nato il volume? Quanto tempo avete impiegato per scriverlo? Chi è la tredicenne Giulia? Avete aneddoti particolari sulla stesura del romanzo?

«Come detto, e anche su consiglio di Gianpaolo Romanato, docente di storia contemporanea all’Università di Padova e prefatore del saggio storico, mia moglie ed io abbiamo pensato di trasformare la biografia in un romanzo storico adatto agli adolescenti. È stato lungo e difficile ridurre il tutto in un colloquio tra due nonni e la nipotina che in quel periodo, il 2013, aveva appena sette anni: nel racconto l’abbiamo immaginata tredicenne, per affidarle il messaggio da diffondere tra i suoi compagni. Abbiamo scelto la forma del dialogo breve, fatto di domande e risposte, per rendere più avvincente la narrazione. Ci siamo impegnati nell’uso di un linguaggio adolescenziale, intervistando studenti delle scuole secondarie, e questo ci ha permesso di avvicinarci anche al loro abbigliamento, ai cantanti, alle letture preferite, per rendere il tutto più autentico. Operazione che ha richiesto molto tempo e anche frequenti “litigi” tra noi coautori. Divertente però il lavoro durante il periodo estivo, in spiaggia: la ragazza dell’ombrellone accanto, studentessa di tredici anni, ci ha aiutato con i suoi consigli. Un particolare ringraziamento va alla professoressa Paola Pampaloni per il sostegno, nell’insieme, determinante».

Immaginiamo di organizzare un viaggio per ripercorrere i luoghi di Sebastiano e proporre una brevissima guida alla visita, che tenga conto del rapporto di Sebastiano con le località che lo hanno visto crescere, maturare, coinvolgersi, osare, lottare, perdere, testimoniare con la vita ciò in cui fermamente credeva.

«Il percorso inizia da Ponte San Nicolò, piccolo paese alle porte di Padova, dove Sebastiano è nato, nel 1883, da una famiglia di poveri contadini e dove ha iniziato l’attività politico-sindacale in ambito parrocchiale, A Padova completa gli studi acquisendo una profonda cultura, come si può constatare dalla sua tesi di laurea, del 1907, De Ciceronis Epistularum Sermone, che il Centro Studi ha pubblicato, nel 2022, nell’ambito delle manifestazioni per il centenario della sua morte. Nella città veneta inizia ad operare con il vescovo Luigi Pellizzo e un gruppo di giovani, entusiasti sostenitori dell’enciclica papale Rerum Novarum. Ci spostiamo poi nel paese più alto dei Colli euganei, Calaone, per visitare le cave di trachite dove Schiavon ha diretto i primi scioperi cattolici in qualità di segretario dell’ufficio cattolico del lavoro, per difendere i cavatori sfruttati. Arriviamo a Praglia, dove ha realizzato le “Settimane sociali” quale strumento per formare alla politica le giovani generazioni, a Cittadella, bellissima cittadina contornata da mura duecentesche tuttora intatte, dove Sebastiano ha fondato il primo sindacato interprovinciale veneto dei lavoratori della terra, poi a Levada, piccolo centro con la bellissima villa veneta dei conti Marcello che Schiavon denunciò al Prefetto, perché non rispettavano i patti colonici. Proseguiamo fino a Piove di Sacco dove, dopo un comizio, è stato sottoposto a un pestaggio da parte dei socialisti e passiamo poi in provincia di Vicenza, ma sempre nella diocesi di Padova, e precisamente a Lugo Vicentino: qui ha condotto uno sciopero di circa un mese per difendere 500 lavoratori della cartiera Nodari. Saliamo quindi ad Asiago, nell’altopiano dei Sette Comuni, perché Schiavon ha perorato in parlamento la causa dei 100.000 profughi provocati dalla Spedizione Punitiva austriaca. Qui termina il viaggio in terra veneta. Non possiamo però dimenticare i due anni trascorsi a Firenze, quale segretario dell’Unione Popolare, ed infine a Roma dove è eletto deputato al Parlamento per due legislature. Un percorso quindi composito di sindacalista, amministratore comunale, provinciale e parlamentare attraversando anche la Prima guerra mondiale, con i lutti e problemi relativi. Attività tutte improntate ai valori in cui crede: la solidarietà, la giustizia, il rispetto per la dignità di ogni uomo, soprattutto i più deboli ed emarginati. Principi praticati al prezzo della sua stessa vita. La sua fine, a soli 38 anni nel 1922, è drammatica per il “tradimento” dei suoi stessi compagni di ideali e di lotte che, in un contesto storico mutato, lo misero in disparte».

Ipotizziamo che siano i docenti a volerne sapere di più sulla figura e sui luoghi di Sebastiano. Da dove iniziare? Quali consigli per progettare un percorso interdisciplinare a partire dalla lettura del libro? Ci sono già esperienze scolastiche al riguardo? 

Lasciamo la parola direttamente agli insegnanti che hanno adottato il libro in diversi Istituti comprensivi di Padova.

Carmela Di Bella (docente dell’XI Istituto Comprensivo statale “Vivaldi” di Padova): «Sarebbero vari i percorsi interdisciplinari per approfondire la figura di Schiavon, a partire dalla storia dei cattolici e dei socialisti nel Veneto e nell’Italia dei primi del Novecento, per collegarsi ai diritti dei lavoratori in Educazione Civica, al Verismo nella Letteratura italiana fino alla Prima guerra mondiale, evidenziando l’impegno politico nel sostenere le vittime, i profughi, i militari, le famiglie… Non ultimo il Fascismo, che trasforma i sindacati dei lavoratori in Corporazioni, per invitare gli alunni a riflettere sulle libertà sancite dalla nostra Costituzione. La lettura ha suscitato negli alunni di terza media interesse e attenzione al punto di elaborare fumetti, testi poetici e narrativi su Schiavon e sugli eventi della storia locale, che le giovani generazioni non trovano nei manuali ad uso scolastico. Un’esperienza da riproporre anche con un itinerario guidato nei luoghi, che a scuola hanno ricostruito soltanto con le app Maps e Google Earth».

Martina Marcante (docente del Primo Istituto Comprensivo statale “Petrarca” di Padova): «I luoghi di Sebastiano è un ottimo testo di narrativa da leggere insieme, in classe, con i ragazzi: la sua scrittura semplice e chiara, diretta ad un pubblico di adolescenti, rende affascinante e accattivante la vita e l’attività di un importante politico e attivista del nostro primo Novecento. La territorialità nel quale opera rende ancora più vicina e familiare la figura di Sebastiano a chi conosce le aree geografiche descritte. Didatticamente, il romanzo offre tantissimi spunti: in primis l’aspetto storico nel quale il protagonista opera (dalla Belle Epoque alle prime lotte sindacali in Italia, Destra e Sinistra Storica…); la Chiesa e i rapporti con i territori; le grandi figure storiche che si incrociarono con lui; fino all’aspetto psicologico e al rapporto familiare e affettivo nel racconto parallelo tra i nonni e la nipote adolescente, che avvicina i giovani lettori alla storia. La lettura in classe, commentata e guidata dall’insegnante nei raccordi storici e geografici, ha portato ad un coinvolgimento attivo di classi diverse, con realizzazioni di unità d’apprendimento e sviluppo di metodologie varie: da lavori di cooperative learning ad altri di flipped classroom, per esempio, durante i quali gli alunni hanno sperimentato e scoperto la storia dell’onorevole Schiavon autonomamente, abbinando la loro personale creatività e interpretazione alla produzione didattica richiesta».

Luciana Filippi (docente di Arte e Immagine all’XI Istituto Comprensivo “Vivaldi” di Padova): «I luoghi di Sebastiano è un testo appassionante e coinvolgente, fresco e leggero pur trattando argomenti sociali molto importanti. Uno scorrere di immagini che mi ha fatto subito pensare di tradurlo in fumetto, forma di comunicazione molto efficace, capace di divertire, appassionare e trattare contenuti molto diversi. I ragazzi hanno questa grande capacità di trasformare un testo in immagini, rafforzandone il messaggio. Trovo stimolante per gli alunni il guidarli nel cercare l’essenza dei personaggi descritti, per poi lasciarli tradurre in immagini, magari in modo semplice ma efficace, capaci di raggiungere varie fasce di età. Potrebbe essere un modo originale per far conoscere anche ai più piccoli la vita di questo grande uomo, rendendogli l’onore che merita. Insegnando Arte e Immagine, adotto spesso il fumetto per far raccontare ai miei alunni il loro “sentire” dopo la lettura di un testo: un un viaggio dentro il loro intimo che ogni volta mi arricchisce e alimenta il mio stupore».

Valentina Lobba (docente dell’XI Istituto Comprensivo “Vivaldi” di Padova): «Di certo, consiglierei di far leggere il libro a tutti gli alunni e in seguito approntare una lezione in cui ci si confronta sul testo, facendo emergere in forma di dibattito le tematiche e i tanti collegamenti con il programma di storia e di educazione civica. Si può procedere chiedendo a ciascun studente quale parte ha preferito o su quale aspetto vuole concentrarsi. In seguito si può organizzare tutta una serie di lavori, come abbiamo fatto noi: il fumetto, affidando a vari gruppi un capitolo diverso; una mappa dei luoghi, corredati da tappe e relativa descrizione; un tema, una sintesi, una poesia o una riflessione relativi al testo, da condividere poi con la classe».

Scolastica Castrogiovanni (docente dell’XI Istituto Comprensivo “Vivaldi” di Padova): «Il testo ha una forma discorsiva e adatta ad un pubblico molto giovane, pertanto è possibile introdurre brevemente i ragazzi alla lettura per poi lasciare che lo affrontino autonomamente e ne elaborino i contenuti. In un secondo momento si può rivedere il testo in classe e commentarlo soffermandosi sui punti più significativi, prendendone spunto per sensibilizzare i ragazzi sulle varie tematiche, in particolare i diritti dei lavoratori e la conoscenza della loro storia più recente nella regione. Naturalmente questo può interessare la storia e l’educazione civica, la geografia con la conoscenza del territorio, ma anche l’italiano o l’arte quando dalla riflessione si passi alla produzione di testi o elaborati artistici».

Ma è il momento di ascoltare anche la voce di Giulia, ideale “coprotagonista” del romanzo.

Un gruppo di amici ti chiede di presentare la figura di Sebastiano in dieci righe con “linguaggio giovane”…

«Sebastiano Schiavon è il mio trisavolo da parte paterna, vissuto tra la fine dell’800 e gli inizi del ’900, che ho conosciuto grazie ai mie nonni Massimo e Marisa. È stato un personaggio coraggioso che si è schierato dalla parte dei più deboli (contadini, operai, poveri, donne, bambini, vecchi…) avendo contro tutti i diversi poteri dell’epoca. Un po’ come Madre Teresa di Calcutta si è messo in gioco e ha messo al centro del suo lavoro l’interesse degli altri, sacrificando spesso il suo. Ha lottato, diventando per molti un “eroe”, un punto di riferimento, tanto che nelle campagne del padovano i contadini avevano la sua foto sul comodino come un Santo protettore: lo chiamavano “strapazzasiori”. Ha richiesto ai datori di lavoro, spesso sfidandoli, che i lavoratori fossero tutelati e non sfruttati e quindi rispettati come persone. Anche quando è stato nominato deputato, il più giovane nella storia, in parlamento ha proposto leggi che favorissero l’interesse comune, andando contro la cattiva politica che anche all’epoca favoriva i poteri forti. Insomma un estremista che aveva tanto coraggio, tanta passione, dedizione in un’epoca difficile e spesso dimenticata».

Tre aggettivi per definire Sebastiano Schiavon come uomo. «Determinato, sognatore, responsabile».

Come cattolico: «Rispettoso degli altri, umile, predisposto al sacrificio per gli altri».

Come sindacalista: «Umile, combattivo, sensibile ai deboli, comunicatore-motivatore».

Come politico: «Onesto, incalzante-battagliero, giusto, orientato alla res pubblica».

Hai la possibilità di incontrare Sebastiano in carne ed ossa. Quali sono le domande che assolutamente ti senti di rivolgergli?

«Cosa ti ha spinto a compiere ciò che hai fatto? Non avevi paura delle conseguenze? Ti sei mai pentito delle decisioni che hai preso? Come facevi a fare tutte quelle cose con così tanto entusiasmo e forza? Dalla tua esperienza, come è possibile costruire una società attenta anche ai più deboli? Come si può coniugare l’interesse personale con quello verso la res pubblica?».

Qual è il Sebastiano “uomo pubblico” che senti più vicino: il sindacalista, il politico, il cattolico? Perché?

 «Il sindacalista, perché si è messo in gioco, sacrificandosi per ottenere dei vantaggi per gli altri e non per sé».

Come sei venuta a conoscenza del legame di parentela che ti lega a Sebastiano? Che cosa hai provato?

«Quando ero piccolina passavo molto tempo con i nonni e quindi ho avuto molte occasioni per sentire dalle loro parole la storia di Sebastiano. Ero con loro quando facevano ricerche, preparavano le presentazioni dei libri dedicati e quindi, anche se non capivo, ho conosciuto sin dall’origine le sue avventure. All’inizio ovviamente non mi rendevo conto del valore della vita di Sebastiano ma, adesso, sono molto orgogliosa del legame, pur lontano, che mi unisce a questo grande personaggio».

Nella società iperveloce e iperconnessa di oggi ha ancora senso “perdere” il tempo nel recupero delle storie familiari e della memoria storica? “Perdere” il tempo per guadagnare cosa?

 «In questa società, dove il ritmo della vita è sempre più frenetico, ha ancora senso “perdere” tempo per recuperare le storie familiari, perché il passato può essere utile per evitare di compiere gli stessi errori e quindi quanto compiuto dai nostri antenati può fungere da insegnamento».

L’impegno nel sociale e nella politica: quali prospettive e quali spazi per il coinvolgimento dei giovani del XXI secolo? Sogni e paure.

«Io credo che la volontà possa permettere di raggiungere qualunque obiettivo. Noi giovani abbiamo molte opportunità di influenzare e condizionare il pensiero della società in cui viviamo, certamente più di quelle che aveva Sebastiano: penso, ad esempio, alla tecnologia e alle opzioni di comunicazione. Anche nel sociale e nella politica penso che ci sia la possibilità di fare molto, mi riferisco ad esempio alle attività comunitarie in parrocchia in cui noi giovani possiamo metterci a disposizione degli altri, diventando esempio per bambini più piccoli che le famiglie ci affidano. Se è vero che ci sono spazi, è altresì evidente che noi giovani siamo spesso guidati da esempi che portano verso una chiusura rispetto alla comunità, per “egoismo” o interesse personale, minando il concetto di bene pubblico e portando a preferire la comodità del “nostro piccolo mondo”. Questa “comoda pigrizia” è certamente un virus che annienta la forza di agire. Questa è la mia grande paura».

(Pubblicato in Geapolis.eu, 2022, in La Nuova Tribuna Letteraria 150, aprile 2023 e in Quaderni di Storia 5, a cura dell’Associazione Centro Studi Onorevole Sebastiano Schiavon, Valentina Editrice, febbraio 2024)

* L’Associazione culturale Geapolis è presieduta dalla formatrice e project manager Antonella Cesari, che l’ha fondata e ne coordina le attività.

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