Storia di un istituto scolastico

Ricordo della nascita, nel 1946, della scuola “Joao Turolla” ad Ariano Polesine

 

Premessa. Nella giornata di sabato 10 novembre 1996 si sono incontrati ad Ariano molti ex studenti, professori e presidi per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’istituzione della scuola media statale “M.O. João Turolla”. Tutti, sorridenti ed emozionati, si scambiavano calorose strette di mano e abbracci fraterni, consapevoli di vivere, nella nostalgica allegria della ricorrenza, una giornata densa di ricordi indimenticabili. Concluso il rito religioso, i convenuti si sono radunati nella sala consiliare del municipio per la celebrazione ufficiale e la presentazione del volume “I Cinquant’anni della Scuola Media M.O João Turolla di Ariano nel Polesine, 1946-1966” che riporta le testimonianze di alcuni allievi ormai adulti, corredato dalle foto delle scolaresche. Il prof. Ottorino Turolla, insegnante di Lettere e primo Preside della scuola, ha illustrato le difficoltà che hanno ostacolato la nascita dell’istituzione, frutto di uno straordinario impegno congiunto di amministratori, uomini di scuola e delle istituzioni, espressione della volontà rinascita dopo la tragedia della guerra.

(Trascrizione della testimonianza di Aldo Tumiatti)

L’istituzione di una scuola media ad Ariano capoluogo appartiene alla categoria dei rari eventi che hanno influito positivamente sulla formazione individuale, sulle scelte di vita e sul destino professionale di molti ragazzi residenti ad Ariano e nel Basso Ferrarese. Finita la seconda guerra mondiale, acquietati, repressi o spenti odi e risentimenti, anche la comunità arianese cominciò ad affrontare i problemi della ricostruzione materiale, morale e civile. Era un periodo di povertà diffusa, di larga disoccupazione, di emigrazione verso il triangolo industriale, di rinnovata partecipazione all’amministrazione della “cosa pubblica”. I Consigli comunali, usciti da libere elezioni, si cimentarono con problemi antichi e nuovi, con entusiasmo non disgiunto da vigore polemico. Le risorse finanziarie erano paurosamente insufficienti di fronte alla vastità dei bisogni. Il lungo elenco dei cittadini assistiti dal Comune (poveri, indigenti, bisognosi di cure e medicinali) e la lunga fila dei disoccupati vocianti di fronte all’ufficio di collocamento costituivano i segni più visibili delle necessità da affrontare.

In questo contesto sembrava utopico o quanto meno prematuro investire risorse, fatiche ed intelligenze per fondare una scuola media. Considerata, come in effetti era, una scuola d’élite, solo un’esigua minoranza di fortunati o per ingegno o per posizione sociale o a prezzo di pesanti sacrifici familiari proseguiva gli studi, sobbarcandosi giornalmente il percorso Ariano-Adria con biciclette scadenti su strade dissestate.

Ad Ottorino Turolla, giovane laureato in Lettere classiche, di famiglia modesta ma ricca di valori, cui non furono risparmiati i dolori della guerra, va riconosciuto il merito storico di aver saputo coniugare un’intuizione di largo respiro ed aperta al futuro con la forte, fortissima determinazione necessaria per costruire una delle azioni di pace più esaltanti per la nostra comunità. L’Amministrazione comunale accolse nel proprio programma e sostenne la non facile impresa della fondazione della scuola media comunale. Assunse a proprio carico le spese per il funzionamento e la retribuzione di un gruppetto di giovani professori, valenti quanto entusiasti, ben presto divenuti punto di riferimento culturale ed educativo di moltissimi giovani.

Appartengo alla schiera di coloro che hanno tratto grande giovamento dalla possibilità di frequentare la scuola media “João Turolla” a due passi da casa. I buoni risultati conseguiti nel triennio di frequenza (1950-1953), il riconoscimento dello studio come valore, i sacrifici affrontati dai miei genitori affinché potessi continuare gli studi, hanno potentemente influito sulla mia formazione e sulla scelta della professione (maestro, felicemente maestro di scuola elementare per 17 anni, poi laureato in Materie Letterarie presso La Facoltà di Magistero dell’Università di Padova, infine direttore didattico del Circolo di Ariano dal 1976 fino alla soppressione ed accorpamento con Taglio di Po, ove tuttora esercito la mia funzione. Affermo senza reticenze, ma con tutta la delicatezza che i sentimenti autentici richiedono: ho amato la scuola e ancora non ho smesso di farlo. Devo molto alla bravura e alla giusta severità dei miei insegnanti, i cui nomi preferisco non citare per meglio conservarli nel cuore e nella memoria. Ho voluto bene, e ne voglio tuttora, ai miei compagni di scuola e ne sono, credo, ricambiato. Non cedo alla tentazione di descrivere i molti ricordi personali, per non annoiare e restare prigioniero della commozione.

Ma non posso non concludere con un breve scambio di battute, avvenuto fra e Claudio Zanella e Stefano Maccapani nel luglio 1953, poco prima che fossero esposti gli elenchi con i risultati degli esami di Licenza: – “Se a son promòs, me opà (mio papà) el m’regala ‘n’aquilot (un ciclomotore – aquilotto –  molto ambìto, che solo pochi potevano acquistare). E a ti, Stefanìn, cossa t’regàlal to opà?”. Stefano, buon compagno di scuola sempre allegro e scherzoso, rispose con una battuta fantasiosa indimenticabile all’insidiosa, anche se scherzosa, domanda: – El m’à prumès’na sachéta nova par andar a spigar!”. (sachéta: sacchetto di tela, allacciato alla cintola, usato dalle spigolatrici per mettervi le spighe raccolte dal campo dopo la falciatura).

Ariano nel Polesine, novembre 1996

Nota: Ovviamente il contenuto del presente articolo va riportato al contesto di 27 anni fa. Da allora sono scomparse molte delle persone che furono protagoniste di quella giornata, alle quali va il mio personale ricordo in memoriam.

Nelle foto: alunni frequentanti la classe III, rispettivamente negli anni scolastici 1947-1948 e 1952-1953 (tra i quali, in queste seconda immagine, anche l’autore del presente articolo).

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