Fiducia nell’impegno dei giovani in politica
Un invito a seguire con coraggio gli esempi del passato, da Sebastiano Schiavon a Camillo Prampolini

Più di un anno fa ci siamo ritrovati assieme, con molti miei concittadini rappresentativi delle cinque frazioni di Selvazzano Dentro, per ragionare su un progetto condiviso che rimettesse il territorio al centro dell’azione amministrativa.

Eravamo preoccupati per la progressiva degenerazione della politica locale, con un eccessivo protagonismo degli amministratori pubblici, nonché dai talora bassi livelli di preparazione e competenza.
Questo gruppo di persone, di diverse età, mi guardò, ero il più giovane, ma già da molti anni attivo nel Comune, e mi chiese: “Perché non ti candidi a Sindaco?”. Da qui ha avuto inizio la mia candidatura nel Comune di Selvazzano Dentro, in autonomia, al di fuori delle compagini politiche.
Vorrei soffermarmi soprattutto sul ruolo dei giovani. Spesso vengono delegittimati, sostenendo che non abbiano tanta voglia di fare. Non è così. I giovani possono non avere esperienza, ma, se gli viene data fiducia, possono dimostrare grandi capacità.
Da altra prospettiva, i giovani dovrebbero avere più coraggio e proporsi liberamente per amministrare la cosa pubblica, rivendicando uno spazio decisionale e d’innovazione, senza peli sulla lingua.
Mi viene in mente l’esperienza dell’onorevole Sebastiano Schiavon che, con l’appoggio del dinamico Vescovo Luigi Pellizzo, propose, ideò e animò il Sindacato veneto dei lavoratori della terra, addirittura intraprendendo numerosi scioperi che, a quel tempo, erano impensabili per un sindacato cattolico.
Dimostrò prodezza anche quando si candidò alla Camera dei Deputati nel 1913, a soli ventinove anni, risultando eletto tra le fila dell’Unione elettorale cattolica. Erano le prime elezioni, a suffragio universale, dopo la revoca del non expedit. Così ancora successivamente quando, tra i pochi, si levò contro il partito fascista.
Questo gli valse l’appellativo di strapazzasiori, che identifica l’anima più vera dell’insegnamento di Gesù, lì ove ha affermato: “Gli ultimi saranno primi e, i primi, gli ultimi” (Mt. 20, 1-16).
Vale l’accostamento a Camillo Prampolini con la sua predica di Natale. Queste due grandi culture, se si fossero parlate di più, avrebbero fatto dell’Italia, a mezzo della politica, il paese più grande di tutti.
Ai giovani d’oggi non rimane che prendere spunto da queste vicende, senza commettere di nuovo gli errori del passato.