L’Arteterapia come cura contro gli abusi infantili

“Mai, gli altri capiranno mai che nessuna sentenza, mai nessuna condanna potrà liberarmi o risarcirmi per quella sofferenza così profonda, così atroce che ha fatto morire la mia anima senza darle alcuna possibilità?” (Laura Monticelli, “La bambina che beveva cioccolata”)

Dopo un abuso, i suoi effetti (le riattivazioni traumatiche), sono continui, fisici e psicologici. Che si sia trattato di un solo evento traumatico, che sia stata una serie ripetuta di esperienze negative, la mancata risoluzione del trauma comporta il perdurare di influssi negativi sul funzionamento della mente/corpo.

Un discrimine fondamentale è l’epoca in cui avviene l’abuso. L’esperienza traumatica in età infantile è “intollerabile” per la naturale immaturità delle strutture mentali e per la presenza di difese psichiche non adeguate. Il bambino viene coinvolto in un’esperienza, i cui termini sfuggono più o meno completamente alla sua capacità sia di comprenderla che di organizzarla in un’immagine mentale dotata di significato. Sarà solo in età adulta che potrà capire di avere bisogno di sostegno, ma nel frattempo quelle sensazioni ed emozioni persistenti diventano il fondamento di una “fragilità dell’Io” che espone a successive traumatizzazioni.

Le conseguenze possono manifestarsi come persistenti problemi di salute mentale (PTSD e PTSD complesso), disturbi d’ansia, depressione, disturbi di personalità, abuso di alcool e sostanze, disturbi alimentari (in grande aumento), fantasie suicidarie, tentativi di suicidio, insorgenza di malattie cardiometaboliche (diabete, malattie cardiovascolari, ictus), un nesso ipotizzato con un maggior rischio di sviluppo di demenza/Alzheimer.

Di fronte a questo ventaglio di possibili conseguenze sono disponibili, però, molte esperienze cliniche e svariate ricerche scientifiche che segnalano la particolare utilità dell’arte, della creatività e delle arti terapie nel trattamento del trauma (unite alla Psicoterapia e all’EMDR).

Si afferma che il trauma non si può dire. Non ci sono le parole per farlo. Ma come ha affermato Margaret Naumburg, nel 1966 “…i sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio, raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole”.

Quindi, un percorso di arteterapia di gruppo, svolto con adulti che hanno subito abusi e violenze in età infantile può essere utile per attivare un processo di riconoscimento ed espressione di stati emotivi altrimenti non spiegabili a parole. Le immagini e gli elaborati prodotti durante gli incontri costituiscono un primo passo verso una riflessione e individuazione del trauma subito, che successivamente può condurre ad affrontare con più serenità e consapevolezza la vita di tutti i giorni.

Il confronto e la condivisione, attivata nei gruppi di auto-mutuo-aiuto, trova nell’arteterapia un ulteriore e potente strumento di sostegno: l’utilizzo della creatività fa aumentare la conoscenza di sé stessi; l’utilizzo del linguaggio iconico aiuta a risvegliare ricordi e fare collegamenti nuovi; viene migliorata l’autostima, l’autonomia e la sicurezza personale; possibile allentamento degli stati ansiogeni, depressivi e/o di agitazione eccessiva; occasione per costruire un rinnovato senso di fiducia e per creare nuove relazioni di senso; sostegno agli utenti nel darsi una prima e anche una seconda possibilità di evoluzione etc.

Ecco da dove è nata l’idea dell’Associazione METI (per la tutela delle persone abusate nell’infanzia), a novembre 2023, di raccogliere l’esperienza di 10 anni di lavoro e di studio in un’autopubblicazione distribuita da Amazon “Camminare sulle uova. Arteterapia e abuso nell’infanzia: un incontro possibile” di Mariapaola Parma, che conduce gli incontri di gruppo di arteterapia.

Questo testo, è l’unico esistente in Italia a mettere in collegamento l’arteterapia e il tipo specifico di trauma che è l’abuso nell’infanzia: è un contenitore di parole, di interrogativi, ipotesi, incontri, sinergie e avvenimenti legati a una trasformazione possibile che oggi finalmente si può raccontare anche perché queste esperienze traumatiche accadono a milioni di esseri umani ogni anno, ogni giorno.

Quella di Mariapaola Parma è una testimonianza corposa ma fruibile, attraverso parti teoriche aggiornate e altre più pratiche, relative all’arcipelago del trauma, dei maltrattamenti, dell’abuso e di cosa sia possibile fare sia per le persone rese vittime di un abuso che per gli abusanti.

Sappiamo che la divulgazione di certi argomenti è ancora una questione delicata e per certi versi un tabù per l’intera società: a fronte di un aumento di casi dichiarati, diminuisce il numero di articoli pubblicati su stampa e web italiani, come suggerisce la ricerca di Volocom per Fondazione S.O.S. Telefono Azzurro (presentata a Palazzo Chigi nel novembre del 2024.

Va anche ricordato che più del 95% degli abusi sono all’interno della famiglia, al di là del reddito, della cultura e della zona geografica in cui si vive e sappiamo che Lombardia (28.57), Veneto (14.29) e Calabria (10.70) sono le regioni col maggior numero di rilevazioni (Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale presentati da Terre des Hommes).

In questa situazione fluida, trovare un romanzo che ne parli e vinca anche un premio come lo Strega Europa 2024, è la prova che qualcosa sta cambiando e che degli abusi si possa parlare. Triste Tigre è il romanzo della scrittrice francese Neige Sinno, pubblicato da Neri Pozza e caso editoriale in Francia, che racconta la sua odissea per uscire dal dramma dell’abuso e delle molestie da parte del patrigno.

I romanzi scritti dal punto di vista della vittima abbondano, fra gli altri (“L’inferno di Elisabeth” di Hall Allan 2008, “La bambina che beveva cioccolata” 2010 Laura Monticelli Conetta, “Tigre Tigre” di Margaux Fragoso 2011, “Il consenso” di Vanessa Springora 2021, “Anime interrotte” di Roberta Melchiori 2022, “Anna è un nome palindromo” di Francesca Svanera 2025).

L’ Associazione METI, composta totalmente da survivors (“sopravvissuti”), ha come obiettivo il prendersi cura e tutelare le persone che hanno subito abusi in età infantile e che solo da adulti riescono a capire di avere bisogno di sostegno. Le attività proposte che vanno dalla partecipazione ai gruppi di auto-mutuo-aiuto; agli incontri di arteterapia; alla consulenza legale culminano nella attiva divulgazione della cultura di prevenzione attraverso incontri nelle scuole superiori, conferenze, presentazioni di libri e la presenza sui social.  Nelle parole della Presidente: “cerchiamo di dare informazioni in modo corretto e lo facciamo insieme a chi ha attraversato, in prima persona o come testimone, queste esperienze negative”.

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