Storia di un libro: “Sottovoce a te madre”
Il più grande degli affetti alle origini del mio amore per la poesia. Con l’incoraggiamento del grande Bino Rebellato
Avevo deciso di andare in pensione, nonostante il mio amore per i miei ragazzi, approfittando di una finestra aperta da pochi mesi, perché non c’erano certezze per il dopo. E già facevo progetti di dedicare pomeriggi a mia mamma senza i compiti da correggere: ne parlavamo con entusiasmo, anche per dedicarci alla lettura dei miei versi e commentarli insieme. E intanto giravo felice in settembre per il mio quartiere: mi sembrava di volare libera senza più orari e impegni, creando altre invenzioni per il dopo. Purtroppo non esiste pace nel mondo e nella nostra vita, mai – diceva mia madre – sentirsi felice perché non si sa il dopo. Difatti nei mesi successivi, direi quasi improvvisamente, e già questa è una fortuna, mia madre ci ha lasciato nel novembre del 1996, circondata dall’affetto di noi figlie.
Ed io mi sono salvata dal dolore della grande Assenza, scrivendo poesie. Ecco, ho capito in quel momento il valore di questa forma di autoterapia che ti purifica dalla sofferenza. Mio marito, per darmi un aiuto, mi ha fatto conoscere Mario Sileno Klein che, già allora, dirigeva Quatro Ciàcoe: era giornalista, poeta e critico e apparteneva anche al gruppo Formica Nera. Con estrema gentilezza Mario è venuto nella mia casa, mi ha donato del suo tempo aiutandomi a sistemare anche nell’impaginazione il libretto composto da questi miei versi da lui apprezzati. Ne è nato un quadernino domestico, “Sottovoce a te madre”, in varie copie da regalare ai parenti e agli amici più stretti. Sono ancora grata a Mario Sileno che mi ha accompagnato, con competenza e amabilità, in questa mia scrittura. Desideravo molto regalarne uno a un’amica di mia mamma, Ada Banzi, parte viva di quella via Aristide Gabelli, luogo della mia nascita come già detto ultimamente ne “La stanza alta dell’attesa tra mito e storia”. Ada era la qualificata compagna delle mie avventure pianistiche:con lei suonavo a quattro mani penetrando così nel mondo della musica da me frequentato per un certo periodo. Bellissimi momenti, indimenticabili, che fanno parte di quel mio percorso verso la bellezza già evidenziato nel testo citato. Ritornando ad Ada, non l’ho più ritrovata in via Aristide Gabelli e, da notizie successive ottenute da amiche comuni, ho saputo che ormai rimasta sola, aveva cambiato casa. Finalmente scopro che abitava in via Vescovado. Previa telefonata, l’ho raggiunta nel 1997 facendole dono di quel libretto da lei molto ammirato, a mia insaputa consegnato ad un suo amico di Cittadella, Bino Rebellato, la cui voce poetica a quei tempi era molto nota anche perché il nostro era l’ideatore, con altri, del Premio Cittadella e garante della bellezza delle mura cittadine. Bene, per farla breve, Ada mi esprime l’opinione di Bino che mi incita a inviargli tre poesie inedite fra cui “Trame di pensiero”, dedicata a mio figlio. Bino mi risponde a giro posta con questa lettera che qui riporto:
Leggendo i suoi versi sento accostarmi subito ad un animo di singolare e schietta sensibilità, di nobili ed umani ideali. Una sua intima genuina innata umiltà davanti alla realtà e al mistero della vita contrassegna la presenza della poesia in lei e nella sua scrittura… Mi piacciono le spontanee variazioni della sua parola: la purezza lirica dell’improvviso fiorire dei ciliegi, lo stupore dei nuovi incontri, i solitari muti lamenti. Ma nella grande varietà degli eventi, c’è sempre una drammatica domanda, ininterrotta, cui manca sempre la risposta, cui nessuno ha mai risposto e forse mai risponderà. Non resta che affidarci alla ‘zona segreta del cielo’ che lei e pochi altri sanno vedere E tra questi con lei forse anch’io. Le auguro di non abbandonare mai la poesia: unica àncora di salvezza del mondo […].
E così Bino è entrato nella mia vita dandomi fiducia anzi incoraggiandomi a continuare il mio cammino, fedele alla poesia, a cui ha sempre dedicato grande attenzione.