Uno “scrigno segreto” tra i Colli

L’incanto di luoghi che ci accompagnano attraverso le età della vita

(Musica di Massimo Favaretti: cliccare sulla barra qui sotto per ascoltarla)

C’è un luogo incantato tra le colline euganee che amo particolarmente, da sempre mio rifugio, scrigno segreto di giorni felici ma anche bui della mia vita.

Chiara era ancora piccola quando andavamo insieme con papà e alcuni amici a fare picnic. È un luogo magico dove antichi castagni da centinaia d’anni dominano sul Monte Venda.

Le loro forme imponenti mi hanno sempre attratto, suggerendo immagini e storie fantastiche da raccontare a mia figlia e ai tanti bambini che ho incontrato nella mia vita. Ora Chiara è una donna, moglie e madre e questo luogo è ormai conosciuto da tutti e molto frequentato nei fine settimana: bimbi che giocano, chitarre che allietano la visione di questi alberi maestosi ormai consumati dal tempo. Qualcuno non c’è più e ha lasciato il posto ai tanti figli nati intorno a quella che era la loro madre, modificando il paesaggio circostante.

Ma un piccolo segreto lo conservo ancora. Tanto tempo fa, camminando li intorno, il mio sguardo si è posato su un grande castagno. Era inverno, faceva freddo e una luce calda illuminava il suo tronco, facendone risaltare le forme. E vidi un’immagine che non scorderò mai… una testina riccioluta e due piccole braccia che si fondevano con l’albero, come in un tenero abbraccio. Guardando più giù, un grande occhio e poi una proboscide e mi apparve l’immagine di un imponente elefante. Quando in primavera la natura si risveglia, le foglie coprono gran parte di quel bimbo ma lui è sempre lì, solo per occhi attenti, abbracciato alla sua mamma. Vado spesso a trovarlo, in qualsiasi stagione e ogni volta ne sono incantata e muove tanti ricordi legati alla mia infanzia, trascorsa sulle colline veronesi. Quante volte mi ha accolto tra i suoi rami, quante volte ha ascoltato il battito del mio cuore. E come sto invecchiando io, anche il mio grande albero comincia a cambiare forma. Una parte del tronco si è già staccata, lasciando il posto a una grande ferita che l’edera sta ricamando, lentamente. L’occhio dell’elefante si sta ritirando e diventa sempre più piccolo, come se l’albero stesso lo stesse risucchiando. Ma il bimbo e il suo “abbraccio” sono ancora lì: non so per quanto…

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