La quotidianità nelle carceri
L’ordinamento penitenziario e la norme di disciplina
La vita da detenuti: terza puntata
“La clemenza non sia più grande della colpa; né una punizione troppo dura induca il peccatore a ritornare sulla via del male” San Massimo
Dopo aver esaminato sommariamente i tipi di detenzione disciplinati dall’ordinamento italiano, è sicuramente interessante approfondire come si svolge la quotidianità carceraria. Cercherò d’illustrarne gli aspetti principali.
La vita in carcere è disciplinata dalle norme dell’Ordinamento Penitenziario e dal suo Regolamento di esecuzione, nonché, se esistente, dal Regolamento Interno di ciascun istituto di pena.
Il rispetto delle regole è rigido. Esse sono volte alla rieducazione del detenuto e perciò concernono il comportamento, l’igiene, l’istruzione e i colloqui con persone esterne.
In caso di violazione delle norme, il detenuto viene sottoposto a procedimento disciplinare da parte del Direttore del carcere o del Consiglio di Disciplina, i quali, all’esito della procedura, sentite le difese, possono applicare delle sanzioni (richiamo, ammonizione, esclusione dalle attività e, nei casi più gravi, l’isolamento). Oltre alla punizione di per sé, la sanzione disciplinare ha un’incidenza sul regime giuridico della pena, avendo quali conseguenze la limitazione di benefici di legge, come ad esempio la liberazione anticipata (uno sconto di quarantacinque giorni di detenzione ogni sei mesi di buona condotta) o l’estinzione del debito per il mantenimento.
Iniziando ad analizzare le singole norme, cominciamo con gli aspetti legati all’igiene. Ogni detenuto deve lavarsi e tenere pulita la propria cella (che nel gergo giuridico è detta “camera”). Dentro la camera, il detenuto può tenere immagini sacre, libri, indumenti, TV, radio, cibo, quest’ultimo dev’essere accuratamente lavato prima di essere consumato. Nella camera è presente, in un vano dedicato, una doccia e un lavabo. È inoltre consentito tenere un fornellino da campeggio (in vendita presso lo spaccio del carcere) per cucinare i cibi.
In carcere c’è il riscaldamento, anche dentro le camere (termosifoni). Ma si dice “andare al fresco” perché il riscaldamento e l’umidità lasciano sempre molto a desiderare. Solitamente, i termosifoni vengono accesi prima dell’alba e spenti alle 7:00, l’ora della sveglia. D’estate non c’è aria condizionata, in certe camere esposte al sole si arriva a 40-45 gradi.
Il carcere è diviso in Sezioni, raggruppanti diversi profili di detenuti. Solitamente la Sezione corrisponde al piano. Il detenuto è detto anche “trattato” perché è in corso il suo trattamento rieducativo.
Ai sensi di legge, il carcere dovrebbe fornire gli indumenti, ovvero le divise. Nella pratica, il Ministero non dispone di fondi per la fornitura e i vestiti indossati sono abiti civili reperiti dai familiari. Se il detenuto non ha familiari, vi provvede il cappellano o le associazioni di volontariato che operano dentro la struttura.
Il detenuto non può tenere con sé il denaro, che gli viene confiscato quando entra in carcere. Egli dispone di un conto carcerario, il quale può contenere fino a 2.000 euro se la persona è in detenzione preliminare o 1.000 euro se è definitivo. Per gli accrediti di maggiore importo, il denaro dev’essere depositato presso una banca. I conti carcerari sono “rimpinguati” dai familiari, da terzi (es. datore di lavoro) o dallo stesso detenuto che, ad esempio, potrebbe essere ammesso a svolgere attività lavorativa. Con il denaro, il detenuto può effettuare acquisti presso lo spaccio del carcere (spesa consentito fino a 108,00 euro a settimana) o all’esterno (es. può ordinare l’acquisto di libri).
Il detenuto deve tenere una condotta irreprensibile. Inulte riportare cose banali: non deve rubare agli altri detenuti, rompere gli oggetti del carcere, compiere atti osceni, minacciare gli agenti, ecc. Sono previsti degli speciali economi da parte del Direttore del carcere, i quali possono essere “spesi” per la richiesta di benefici. A proposito della buona tenuta del corredo carcerario. Al momento dell’ingresso nella camera, al detenuto viene sottoposto un documento riportante l’inventario messo a disposizione dal carcere e gli viene richiesto di sottoscriverlo, attestando che il corredo è in buono stato. Se, successivamente, il corredo viene danneggiato, la spesa gli verrà addebitata sul conto.
La vita in carcere è noiosissima. Tutti i giorni sono uguali. I carcerati trascorrono le giornate a guardare la televisione o a star seduti nei corridoi (durante il giorno possono spostarsi all’interno della Sezione) o in cortile durante le due ore d’aria. Il livello di nervosismo è altissimo. I litigi sono quotidiani. Vengono recluse, assieme agli altri, persone che hanno evidenti disturbi psichiatrici. I detenuti parlano tutto il giorno delle medesime cose. Sono informatissimi dei loro diritti e del funzionamento delle “domandine”, talvolta più degli avvocati. Ai tossicodipendenti viene somministrato il metadone o altri farmaci. I malati di HIV hanno un trattamento particolare.
Dentro il carcere c’è la scuola, per chi la vuole frequentare. Nella pratica è presente la scuola media e qualche corso, ad esempio, d’inglese o professionale. C’è la biblioteca e una sala studio. I libri presi in prestito possono essere tenuti nelle camere.
Sono rarissime le carceri dov’è possibile svolgere attività lavorativa (per lo più artigianale) e, ove è prevista, gli ammessi sono al massimo cinque-sei, su una popolazione carceraria che può arrivare a 300-400 persone.
Si chiama “mercede” la retribuzione di chi lavora in carcere. Essa ammonta a 2/3 di quella prevista dai CCNL, dedotte varie spese. Stiamo parlando di buste paga che arrivano a 150–250 euro al mese.
Il carcere è provvisto di cucina. Sulla carta ci sono dei menu, approvati dal medico, ma nella realtà si mangia alla bene e meglio. Si possono domandare menù per problematiche particolari o menù religiosi. Come anzidetto, il carcerato può farsi da mangiare da sé dentro la camera, in questo caso dovrà provvedere da sé all’acquisto del cibo.
Un interesse personale. Il detenuto può votare, ma deve farne richiesta, almeno tre giorni prima, al Sindaco del Comune ove è iscritto alle liste elettorali (salvo che con la sentenza gli sia stata applicata la pena accessoria della decadenza dall’elettorato attivo).
Ai fini rieducativi, sono visti di buon occhio i colloqui con i familiari. Si possono fare sei colloqui al mese, di cui almeno uno a settimana, con i congiunti (genitori, figli, coniuge, fratelli, suoceri, cognati, zii, nipoti) e i conviventi (che non è detto siano parenti). Possono essere autorizzati anche colloqui con persone diverse. Nessun limite sussiste per i colloqui col difensore, essendo espressione del diritto costituzionale di difesa tecnica.
Il detenuto ormai libero deve rimborsare al Ministero le spese di detenzione (euro 3,62 giornalieri). Si tratta di un prezzo simbolico, perché ogni detenuto costa davvero allo Stato circa 137 euro al giorno. L’ex detenuto viene raggiunto da un normale avviso di pagamento, avverso il quale può presentare ricorso, domandando l’estinzione del debito, che otterrà qualora sussistano questi due requisiti: stato di povertà; buona condotta tenuta in carcere. Sull’istanza provvederà il Tribunale di sorveglianza, in camera di consiglio, dopo aver sentito il parere della Procura. Si può chiedere il pagamento rateale.