Sebastiano Schiavon, un esempio attuale anche per i giovani di oggi
Un progetto educativo per sensibilizzare i ragazzi alla cittadinanza attiva
Nel 2023 il Comune di Padova, per far conoscere la figura di Sebastiano Schiavon, ha approvato il progetto di tirocinio pubblicato su Padovanet (www.padovanet.it/informazione/tirocinistage-nel-comune-di-padova) e sul portale dell’Università degli Studi di Padova. Il Comune di Padova si propone così di valorizzare la figura dell’onorevole Sebastiano Schiavon, al fine di sensibilizzare gli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado alle tematiche legate all’impegno sociale, alla partecipazione attiva dei giovani in ambito politico, sindacale e civile. L’attività sarà svolta, in collaborazione con i docenti di alcune classi delle scuole secondarie, con le seguenti modalità: elaborazione di una biografia di Sebastiano Schiavon da presentare agli studenti soffermandosi sui valori da lui coltivati e difesi, rappresentata con innovativi ed accattivanti strumenti di comunicazione (slides, filmati, musica, contenuti multimediali, visite ai casoni lagunari…). Completa il progetto la ricerca di materiale fotografico e racconti che descrivono la vita dei contadini nel periodo post bellico.
Proponiamo qui l’articolo preparato da Giulia Gastaldi.
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UN INCONTRO INASPETTATO
Quest’estate non sapevo esattamente cosa avrei trovato in quei libri che mi erano stati consegnati, ora posso dire che c’è la storia di una persona che mi ha permesso di mettermi ancora di più in discussione. È stato un po’ come sedersi in un bar a parlare per la prima volta con uno sconosciuto. C’era una sensazione un po’ di diffidenza all’inizio ma più ascoltavo la sua storia, leggendola e facendo ricerche, più riconoscevo la fatica di uomo nel vivere la vita nel modo più corretto che conoscesse, di fare tutto ciò che gli era possibile perché chiunque, in particolar modo chi ne aveva più bisogno, avesse la possibilità di vivere in modo dignitoso vedendo rispettati i propri diritti; di essere in qualche modo parte di un cambiamento positivo. E non è da tutti. Quanto deve essergli costato? A cosa ha rinunciato? Non aveva paura?
Come poteva essere così sicuro che il suo pensiero, i suoi propositi, ciò che lui riteneva giusto fosse effettivamente ciò che andava fatto, non solo per le persone del suo tempo ma anche per il bene delle generazioni future?
Facile è parlare di giustizia, interesse, impegno e sacrificio, diritti; come è facile a volte anche predisporre azioni che riportino a tutto questo. Ma non sono i “piccoli gesti”, che non sono mai piccoli in realtà, quelli non “sponsorizzati”, che rendono possibile comprendere realmente l’interesse, la volontà e l’impegno di una persona per una causa? Il “piccolo gesto” di Sebastiano che mi ha colpito profondamente? Il girare con un taccuino pieno di appunti in tasca riportanti i bisogni, le necessità, le richieste delle persone che incontrava. Richieste come mettere una buona parola perché il figlio al fronte potesse tornare a casa o perché potesse prestare servizio vicino a casa, solo per citarne alcune. Credo non sia per nulla scontato che una persona appunti tutto ciò per non dimenticare, non le cose da fare, ma ciò di cui gli altri hanno bisogno; come per ricordare a sé stesso che di aiuto ce ne è bisogno ma di mani tese non ce ne sono mai abbastanza. Credo sia stato anche questo a mantenerlo umile durante tutto il suo percorso, dai “celestini” alla Camera. Più lo conoscevo, più mi chiedevo come avrei agito io al suo posto, se avrei avuto lo stesso coraggio, la stessa determinazione, gli stessi saldi valori; e poi mi chiedevo cosa ne avrebbero pensato i ragazzi, se Sebastiano avrebbe potuto far sorgere anche a loro le stesse domande, se in lui potrebbero riconoscere o meno una persona da tenere in considerazione ed imitare. Considerando questo ho cercato di approfondire tutto ciò che circondava Sebastiano in quegli anni: anni in cui si incontra molta povertà, paura e speranza, cambiamenti significativi sotto vari aspetti e la necessità di compiere scelte importanti. Anni che forse vengono percepiti oggi come molto lontani dalla nostra realtà ma che a mio parere in parte si assomigliano, anche nella semplice quotidianità. La volontà è di accompagnare i ragazzi in modo attivo e partecipativo un po’ indietro nel tempo, parlandogli, e non solo, delle condizioni in cui vivevano le persone, di come passavano le giornate, della collaborazione necessaria per sopravvivere, dove il significato di “una mano lava l’altra” risulta molto chiaro; di come alcune innovazioni hanno condizionato fortemente quegli anni in positivo e/o in negativo, di quanto molte persone abbiano lottato, si siano impegnate e abbiano creduto fortemente in cose che, oggi per noi sono scontate, ma che all’epoca non lo erano per niente, anzi sembravano follia. E perché no anche giocando, sembra strano ma si anche allora giocavano! Questioni di cui hanno magari già sentito parlare. Ma quanto può essere diverso applicare tutto ciò ad una persona nata, cresciuta e che ha vissuto sostanzialmente a due passi da noi? Sebastiano era originario di Roncaglia di Ponte san Nicolò, non so dire quante volte ci sono passata anche solo velocemente, e non so nemmeno dire quanto faccia un effetto diverso anche solo pensare di passarci ora. Le foto, i video, i racconti di quegli ‘anni, sono qualcosa di molto prezioso che fungono da macchina del tempo, un ritorno al passato. Unire tutto ciò, il periodo, le innovazioni, le differenze con i nostri giorni e la storia di Sebastiano rende inevitabile riflettere sull’importanza delle decisioni. Anche Albus Silente lo rimarca! Tutti nella vita compiamo delle scelte, molte volte non consapevoli di cosa questo comporti, e di cosa comporti invece non compierle ma fermarsi e stazionare di fronte ad un bivio (il primo passo per una decisione). Tutti temiamo il salto nel vuoto richiesto da essa e il prenderci le responsabilità che ne comporta. Se c’è una cosa, però, che mi ha insegnato Sebastiano è quanto una scelta possa dire di noi, e quanto in alcune occasioni sia necessario compierla se il nostro cuore la riconosce come giusta e a favore del benessere, della giustizia, del rispetto e dei diritti delle persone. Non si è mai certi che la decisione presa sia giusta, ma quanto è importante impegnarsi perché lo sia il più possibile? A volte ci dimentichiamo del potere che ognuno di noi ha di fare la differenza nel mondo, anche la più piccola. Se c’è stato chi ha creduto in un gruppo di giovani e quei giovani, tra cui Sebastiano, hanno fatto la differenza; cosa ci fa pensare che non possa ricapitare? Domande che spero trovino un confronto con i ragazzi che avrò il grande piacere ed onore di incontrare. Spero con tutta me stessa di rispettare le aspettative e di riuscire a trasmettere l’importanza delle scelte nel loro significato intrinseco, anche tramite la figura di Sebastiano; spero di trasmettere ai ragazzi la grande considerazione che ho delle loro capacità e l’importanza che hanno per me i loro pensieri. E spero anche in tante risate! Ringrazio in anticipo il Servizi Scolastici del Comune di Padova, l’associazione “Centro Studi Onorevole Sebastiano Schiavon” e l’Istituto Barbarigo di Padova per l’opportunità.
Nel frattempo pongo una questione sortami già al principio della sua biografia e a cui continuo a ripensare, sperando in un aiuto nella risposta: le difficoltà nella vita per perseguire i propri obiettivi, i propri sogni, i propri ideali sono inevitabili ma… Quando è il caso di arrendersi? Ci sono effettivamente casi in cui si rende necessario arrendersi? Cosa dà la forza, l’energia, per poterli continuare a perseguire?