Il cantante e la scrittrice: il carteggio tra Gaspare Pacchierotti e Frances Fanny Burney

Le lettere, recentemente portate alla luce, permettono di ricostruire il legame di amicizia tra i due personaggi

Gaspare Pacchierotti (Fabriano 1740 – Padova 1821), celebre cantante castrato del periodo barocco, la cui voce fu ammirata e considerata quasi divina dai contemporanei, è oggi quasi del tutto dimenticato, specialmente in Italia. Ottenne straordinari successi a Napoli e a Londra. Quello nella capitale britannica fu tale da garantirgli una lunga permanenza in Inghilterra, dove divenne una delle figure di riferimento per il pubblico amante dell’opera. Con la sua attività riuscì a costruirsi una discreta fortuna, che gli permise di acquisire importanti proprietà immobiliari. Nei primi anni dell’Ottocento si trasferì definitivamente a Padova, dove aveva acquistato Ca’ Farsetti, situata tra il Prato della Valle e l’Orto Botanico meglio conosciuta come “Castello Pacchierotti”, oggi non più esistente, dove ospitò Foscolo, Alfieri, Canova, Monti, Goldoni, Gozzi, Rossini. Acquistò una villa anche in zona Mandria, verso Abano Terme, nel cui oratorio è ancora sepolto e un’altra a Limena, oggi villa Pacchierotti – De Benedetti.

In un recente e pregevole lavoro di ricerca Mariagiulia Vittore è riuscita a mettere in evidenza anche il profondo legame di amicizia tra il musico Gaspare Pacchierotti e la più nota scrittrice inglese di fine Settecento Frances Fanny Burney (1752-1840), riportando alla luce un’antica corrispondenza tra i due conservata presso la libreria “Beinecke Rare Book & Manuscript Library” a New Haven. La corrispondenza vera e propria durò in effetti dal 1780 al 1786, dopo di che fu interrotta per 35 anni. L’ultima lettera del carteggio risale infatti al 1821. Con il suo lavoro la Vittore, “oltre che mostrare la nascita di un’amicizia senza frontiere”, ha voluto “proporre una visione dettagliata del linguaggio dell’epoca e mostrare anche come Pacchierotti si fosse impegnato nello studio di una lingua straniera, l’inglese, riuscendo a comunicare abbastanza scorrevolmente con una madrelingua inglese”.

Il carteggio, rimasto inedito per due secoli, contiene in totale quattordici epistole, scritte tutte dal Pacchierotti tranne l’ultima, dettata al nipote e firmata però da lui stesso.

“La sua prima apparizione a Londra” scrive la Vittore “risale al 28 novembre 1778 al King’s Theatre con il Demofoonte, nel quale cantò quattro arie in differenti stili, composte da diversi autori, cosa che dimostrò la versatilità del suo talento. Charles Burney, padre di Francis Burney, autore di una Storia della musica, si sofferma a lungo sulle sue doti canore. Avendo assistito alla prova generale del debutto inglese, scrisse che: «benché egli cantasse sotto voce a causa di un forte raffreddore dovuto alle pessime condizioni del tempo, il mio piacere fu tale quale non avevo mai avuto prima». Burney si dilunga per oltre due pagine nella sua Storia della musica a descrivere le caratteristiche vocali ma anche umane di Pacchierotti”. Lo considera uno dei più grandi cantanti che avesse mai ascoltato e dalla sua testimonianza emergono alcuni dati importanti da sottolineare, quali il timbro della voce, adatto alle arie patetiche, e la sua notevole ‘messa di voce’, risorsa espressiva molto sfruttata dai castrati, che il Pacchierotti impiegava per commuovere il pubblico e che doveva essere così bella al punto che Burney desiderava che si prolungasse all’infinito. “Eccezionale era anche l’estensione della sua voce e non gli mancava l’agilità che gli permetteva di eseguire passaggi molto difficili. Burney insiste anche sulla capacità del musico di inventare ornamentazioni e abbellimenti sempre nuovi e originali, tanto che, ogni volta che lo ascoltava, aveva l’impressione di trovarsi di fronte ad un nuovo cantante. Oltre alle considerazioni sulla bellezza e dolcezza della voce, Pacchierotti era inoltre abile nel ruolo di attore, dote rara per la maggior parte dei castrati”. Saranno gli anni passati a Londra a regalare al Pacchierotti l’amicizia con Charles Burney e con la figlia Fanny. “A detta di Fanny, Pacchierotti non si vantava mai per i successi della sua carriera, anzi, spesso cercava di portare il discorso su materie letterarie, nelle quali era molto competente. I soggiorni londinesi contribuirono a fargli amare l’Inghilterra e la sera prima di partire per la seconda volta da Londra, confessò a Fanny che in altre occasioni avrebbe potuto essere la benedizione della sua vita”.

È ancora la Vittore a spiegarci il tipo di amicizia instauratasi tra i due, proprio a partire dalla lettura attenta delle lettere del Pacchierotti, il quale cercava con assiduità la corrispondenza con la Burney. In quella del 19 novembre 1782 le spiega quanto ci tenesse a lei e alla loro corrispondenza e “un altro esempio di quanto il nostro cantante tenesse a Fanny ci viene dato nella lettera del 18 aprile 1781, che vibra dell’ansia per l’interruzione della corrispondenza per quattro mesi, probabilmente per un’infermità della scrittrice, che era immersa nella stesura di Cecilia”. Anche nella lettera del 1821, dopo 35 anni di interruzione, “Pacchierotti afferma che la ripresa della corrispondenza lo fece piangere, e nelle ultime righe le ricorda la certezza della loro amicizia e della stima che li lega, ed esprime la sua felicità per i traguardi familiari dell’amica, ora sposata e con un figlio”.

La loro fu dunque un’amicizia nata forse per caso, ma che continuò “attraverso le pieghe del tempo e attraverso gli impegni dei due corrispondenti, che, nonostante la fama, lei di scrittrice, lui di cantante lirico, e attraverso i problemi che entrambi affrontarono durante la loro vita, hanno sempre trovato del tempo da dedicarsi”. Per cogliere la profondità di questo loro legame, basta infatti anche solo l’inizio della lettera a lei indirizzata dal Pacchierotti, datata Padova 10 ottobre 1821, l’ultima inviatale, scritta pochi giorni prima di morire.

Padua, 10 Oct 1821

My dearest madam, that pen which after do glorious life long a service you say you had almost deserted, but which of you have very kindly resumed to renew the kind intercourse of constant friendship; that pen – however charming – never before. I am sure. entitled you to a more grateful return of warm sentiments than I owe you for your favour of the 14 ult.o – it was your soul that spoke in it; It was old partiality that awakened and enlivened my spirits; – it was the recollection of my best days, -brought at once to my mind in a kind of vision-, that completed, the charm;- in a word. Your letter has moved me to tears! […].

(“Mia carissima Signora, quella penna che dopo il glorioso servizio di una vita dite di aver quasi abbandonato, ma che avete molto graziosamente ripreso per rinnovare il gentile rapporto costante d’amicizia; quella penna – per quanto piacevole – mai prima d’ora, sono sicuro, vi ha dato il diritto ad una espressione più grata di sentimenti affettuosi di quanti io ve ne debba per il vostro favore del 14 ult.o – È stata la vostra anima ad parlare; era l’antica preferenza che risvegliava e ravvivava il mio spirito; – era il ricordo dei miei giorni migliori, riportato all’improvviso alla mente in una specie di visione, che completava l’incanto, in una parola. La vostra lettera mi ha commosso fino alle lacrime!”).

Ritratto di G. Pacchierotti

Villa Pacchierotti-De Benedetti a Limena

Pietro Chevalier, Castello Pacchierotti, Litografia Prosperini, Musei Civici di Padova

Ritratto di Frances Fanny Burney

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